ANCHE SANT’ANTONIO S’INNAMORO’ DEL PORCO
In termini meno criptici, la frase ha il seguente significato: “Anche le cose più incredibili e strane possono verificarsi, tanto è vero che sant’Antonio, s’innamorò del maiale”.
Il Sant’Antonio al quale ci si riferisce, festeggiato il 17 Gennaio, è il santo vissuto in Egitto nel 1° secolo d.C., protettore del fuoco, degli animali domestici, dei tessitori e dei guantai. Nell’iconografia, il santo è rappresentato solitamente bellissimo, con un maialino in braccio o steso ai suoi piedi.
La leggenda narra che sotto le spoglie del porco si celava il diavolo, ma non tutti conoscevano questa leggenda. Ecco perché vedere sempre Sant’Antonio con il porco autorizzava a pensare che il Santo amasse questo animale in modo particolare e non ci si capacitava come un uomo così bello potesse innamorarsi di una bestia che di bello non aveva proprio niente. Come il porco, appunto, a cui stonava tutto, perfino la cravatta, come si disse dopo: “Ti sta come la cravatta al porco”.
Fra Cipolla, gran affabulatore, nella novella della sesta giornata del Decamerone, si raccomanda: “Signori e donne, come voi sapete, vostra usanza è di mandare ogni anno a’ poveri del baron messer santo Antonio del vostro grano e delle vostre biade, chi poco e chi assai, secondo il podere e la divozion sua, acciò che il beato santo Antonio vi sia guardia de’ buoi e degli asini e de’ porci e delle pecore vostre…”.
Dunque già nel 1300 si usava pregare sant’Antonio per la salvezza degli animali, che nella maggior parte dei casi rappresentavano l’unico patrimonio della famiglia e strumenti indispensabili per il lavoro. Sant’Antonio, oltre che delle bestie da lavoro si occupava anche di quelle da allevamento, come il maiale le cui carni dovevano servire a sfamare una famiglia per un anno. Anche per la sua uccisione, si dovevano osservare delle regole: il giorno adatto per ammazzarlo era il 20 gennaio, per san Sebastiano. Un vecchio adagio lucchese diceva:
“Per San Bastian, chi ‘un ha il porco ammazzi il can;
chi ‘un ha can né porco sta tutto l’anno a collo storto.”
Vediamo ancora l’applicazione discorsiva di questo modo di dire tratta da Tullio Bianchini, in una descrizione vernacolare lucchese, molto efficace:
“Questo Giustino aveva una moglie brutta, lunga come un palo e magra, tanto che la chiamavino la Vigilia, aveva anche i baffi. Di solito non c’è donna tanto orrenda che un gli si possa trova’ un pregio: o gli occhi, o le gambe o qualcos’altro. La Vigilia ‘un ci aveva nulla da attaccaccisi; con tutto questo, agli occhi di Giustino era tanto bella che ne era geloso. Del resto, Sant’Antonio s’innamorò del porco.”
Nel barghigiano, per la festa di S. Antonio, le ragazze che cercavano marito, e per andare a colpo sicuro, rivolgevano al santo questa singolare preghiera:
Sant’ Antonio dall’Alpe
Fate fiori’ le zucche
Fate mori’ le belle
Per marita’ le brutte.
Il 17 gennaio per la festa di Sant’Antonio Abate, i contadini portavano gli animali sul sagrato della chiesa per la solenne benedizione del sacerdote che invocava la protezione del santo.