Contro i lampi e tuoni si invocava santa Barbara
Oggi, 4 dicembre, ricorre santa Barbara.
La versione più accreditata è che santa Barbara sia nata a Nicomedia in Turchia, nel III secolo. C’è pure, però, chi sostiene che sia nata e morta in Toscana, forse perché da noi è molto venerata ed invocata. Si racconta, che fosse uscita indenne da una torre incendiata, dove era stata rinchiusa. Per questo motivo, viene sempre raffigurata con alle spalle la torre che ricorda la sua prigionia.
Fu adottata come protettrice da tutti quelli che hanno a che fare con il fuoco: artiglieri, artificieri, vigili del fuoco, fabbri e minatori. Protettrice anche dei campanari, che fino al secolo scorso, avevano il compito di avvertire la popolazione in caso di incendio.
E le nostre donne, quando i fulmini e tuoni squassavano l’aria minacciando la fine del mondo, ripetevano ad ogni scoppio la giaculatoria: “Santa Barbara e San Simon, liberateci dal lampo e dal tuon”.
I ragazzi della Mediavalle che frequentavano il catechismo, preparavano mazzetti di ramo d’olivo legati con nastrini di vari colori. Alla mattina della domenica dopo la benedizione, passavano ad offrirli di casa in casa, in cambio di una piccola offerta per la parrocchia.
Altri ramoscelli venivano portati nei campi e messi all’inizio di ciascun filare di vite per salvaguardarli dalle intemperie.
Altri ancora venivano conservati per poi gettarli dalla finestra, allo scopo di contrastare l’effetto dei fulmini.
La nostra gente cercava così di difendersi contro il verificarsi di questi pericoli, ricorrendo quasi sempre ad invocare santi ‘specialisti’, come Santa Barbara.
A Brica e a Metello, sempre ad impetrare la protezione divina, si esponeva sui davanzali delle finestre il pane benedetto di santa Cristina.
Barbara è anche la santa “avvocata” del Comune di Castelnovo.
4 Commenti. Nuovo commento
Della Santa Barbara ho un ricordo commosso tanto della devozione dei cavatori di zolfo in Sicilia, quanto quella dei minatori nelle miniere di fluorite in Val di Fiemme nel Trentino. Quanto all’uso del ramoscello d’Olivo Benedetto, ricordo, invece, che anche mio nonno ne legava un ramoscello ad ognuno dei suoi 7-8 filari di viti, ma il vino che faceva non era un granché: quasi quasi era meglio il “picciolo” (quel dissetante in sostituzione dell’aranciata, ottenuto dalla vinaccia con aggiunta di acqua).
I minatori dovevano usare gli esplosivi per cui la Barbara si riteneva fosse l’unica santa che potesse proteggerli. Quanto al vino, hai ragione: quello che veniva per il Padule non era granché. Comunque io credo che i ranetti di olivo venissero messi non tanto per produrre del buon vino quanto a preservare le viti da quelle grandinate tipiche degli ultimi di agosto, primi di settembre.
Era anche la protettrice di noi elettrici forse per estensione in quanto per fare gli impianti idroelettrici servivano dighe e gallerie con impiego di minatori. Il 4 dicembre non era per noi festivo ma ci trovavamo a pranzo tutti insieme.
Sicuramente era protettrice anche degli elettricisti e di chi lavorava con la corrente (fuoco). Per quanto riguarda i pranzi, tutti i festeggiamenti dei santi protettori finivano a tavola. Ho citato santa Caterina per i cartai ma ci sarebbero tanti altri esempi da fare.