Corredo e sogni
Sonavan le quiete
Stanze, e le vie dintorno,
Al tuo perpetuo canto,
Allor che all’opre femminili intenta
Sedevi, assai contenta
Di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menare il giorno.
A Silvia
Se leggo, o recito per mio uso e consumo, questa bellissima strofa della poesia “A Silvia” di Giacomo Leopardi, ricorre nella mia testa la stessa immagine. Quando il poeta dice “all’opre femminili intenta”, io vedo Silvia, seduta, impegnata a preparare il suo correndo.
Forse perché la scena della ragazza che ricama, sull’uscio di casa, asciugamani lenzuoli e federe, era un tempo, assai ricorrente. Ora non più.
Quando si preparava il corredo
Dalle nostre parti usava che le ragazzine, fin da dieci, dodici anni, con i primi sogni, cominciassero a preparare il corredo per quando sarebbero andate spose.
Poteva succedere, eccezionalmente, che una ragazza pensasse al corredo soltanto al momento del fidanzamento, allora doveva davvero affrettarsi perché non poteva permettersi di entrare in casa dei suoceri, con una mezza cassa di biancheria.
Quella del corredo, essendo una spesa necessaria e notevole, doveva essere ripartita su diversi anni, specialmente quando, in una casa, le ragazze da maritare, erano due o più.
Tanto lavoro di rocca e fuso
A finanziare l’investimento toccava di norma alla madre, la quale poteva contare sul ricavato dalla vendita delle uova e dei bozzoli da seta, ammesso che le stagioni fossero state propizie.
Fino allo scoppio della prima guerra mondiale, le ragazze si cucivano il corredo con i teli di canapa e lino, tessuti in casa e prodotti con le fibre ottenute dalla coltivazione di quei vegetali, ridotti in fili, con tanto lavoro notturno di rocca e di fuso.
Erano in particolare, le madri e le nonne che conoscevano l’arte del tessere, e che tramandavano alle generazioni successive.
Dai telai assai rudimentali, costruiti in casa, ne uscivano rotoli di teli per confezionare lenzuoli, federe, tovaglie, asciugamani ruvidissimi, che venivano sbiancati con il bucato, prima di utilizzarli.
Nei banchi, con il profumo di sogni e fiori di lavanda
Venivano poi riposti con cura nei banchi di camera, insieme a sacchettini di tela contenenti fiori di lavanda, che conferivano alla biancheria un profumo di buono e di pulito.
IL quadro. Eugenio Carraresi, Piccola Cucitrice.