Eroe porcarese si immolò per la Patria insieme al centravanti della Juventus e della Nazionale
Era partito ed ora si trovava lì, in quella bellissima serata del 29 giugno 1916, al comando dei suoi uomini. L’ordine era di conquistare la collina, nonostante l’incessante fuoco dell’artiglieria dei soldati austro-ungari. Si chiamava Benigno Dalmazzo, aveva venti anni ed era partito volontario, sebbene potesse essere esonerato avendo altri quattro fratelli sotto le armi.
Benigno era amato ed ammirato dai suoi uomini, non soltanto per la sua disponibilità ed il suo coraggio, ma anche perché era il centravanti della Juventus e della Nazionale italiana di calcio. Aveva esordito nel Campionato del Regno d’Italia del 1911, a 16 anni, dimostrando un grande talento. Nell’ultimo campionato era stato capo-cannoniere. Si era offerto volontario, disattendendo del tutto le accorate preghiere dei suoi genitori di non farlo e del cavalier Enrico Canfari, fondatore della Juventus.
Con lui c’era il sergente Luigi Giovacchini
Quella sera, come sempre succedeva, al suo fianco, c’era il Sergente Luigi Giovacchini, ventitreenne. Luigi era il secondo di sette fratelli, tutti maschi, ed abitava a Porcari, in località “Spazzola”. Entrambi facevano parte del 162° Fanteria, Brigata “Ivrea”.
Benigno avanzava davanti ai suoi uomini, quando una raffica di mitragliatrice lo colpì in pieno, facendolo rotolare in un profondo crepaccio. I suoi videro quel corpo fracassarsi sulle rocce che si colorarono di sangue. Il Giovacchini, a pochi metri da lui, prese il suo posto, gridando di avanzare e vendicare il compagno. Poté fare soltanto qualche metro, perché ancora la stessa micidiale mitragliatrice falciò quella vita, che rotolò sulle rocce, nella stessa direzione del Tenente, quasi a volerlo raggiungere.
Non fu possibile recuperare i loro corpi, per cui Tenente e Sergente, in data 1° Luglio 1916, furono annoverati tra i “dispersi” in combattimento sull’Altipiano di Asiago.
Recuperato il corpo 100 anni dopo
Cento anni più tardi, nel 2016, un escursionista, vicino ad una roccia, trovò alcuni resti, un pezzetto di stoffa, un osso, una fibbia … una piastrina metallica con un numero di matricola: quel numero corrispondeva al Tenente Benigno Dalmazzo. In quello stesso punto è stata collocata una lapide che lo ricorda.
Un giorno, forse, in quei pressi, saranno trovati anche i resti di Luigi Giovacchini. Non ci sarà nulla per poterli identificare, perché il suo numero di matricola era stato scritto su un piccolo cartoncino, che il tempo avrà sicuramente consumato[1].
[1] Alcune notizie sul Tenente Benigno Dalmazzo, le ho ricavate da un post su Facebook dello storico Mario Cantoresi, Autore del libro “Un tenente dimenticato”.