Viene definito sciopero selvaggio, l’astensione dal lavoro, attuata senza preavviso, in modi e tempi imprevedibili, per provocare il maggior danno possibile alla produzione e il maggior disagio all’utenza.
Per questi casi, l’art. 340 c.p., prevede la pena della reclusione fino a un anno per chiunque cagioni una interruzione o turbi la regolarità di un pubblico ufficio o pubblico servizio.
Per eludere la legge, ma in particolare ad evitare le conseguenze penali derivanti da questi illeciti comportamenti, i sindacati della scuola hanno pensato di avvertire, con qualche settimana di anticipo, le famiglie con bambini in età scolare che il giorno tale (futuro) potrebbero indire uno sciopero. Così nel giorno determinato i genitori portano, come al solito, i bambini alla scuola, gli autisti dei bus gialli compiono il solito giro e la raccolta dei ragazzi, perché quella mattina i portoni della scuola potrebbero aprirsi come non aprirsi. E’ una sorpresa, come l’uovo di Pasqua. Si saprà cosa succederà soltanto alle ore 8 e un quarto.
Non è detto che apertura o chiusura sia applicabile alle scuole elementari, agli asili nido, alle scuole materne di tutta la provincia. No. Ogni Comune subirà un trattamento diverso e nell’ambito dello stesso comune alcune scuole restano chiuse ed altre aperte. Ad esempio, stamattina a Porcari, erano aperte le scuole elementari, mentre erano chiuse le materne e gli asili nido. A Montecarlo, invece, le elementari non hanno aperto i portoni. Un caos dunque, immaginabile soltanto dai più navigati sindacalisti, ma non da persone semplici come siamo noi.
E’ sufficiente essere avvertiti qualche settimana prima di un probabile sciopero perché non si possa parlare di astensione dal lavoro senza preavviso o di interruzione di un pubblico servizio? Direi di no. I genitori, come succede nella stragrande maggioranza dei casi, devono recarsi al lavoro, che normalmente ha inizio dalle 8 alle 9. La sera precedente, devono pensare a chi lasciare il figlio o la figlia, nel caso di sciopero e non possono certo impegnare una persona dicendole che lavorerà e quindi riscuoterà, a condizione che la scuola sia chiusa. Difficile trovare persone disposte ad accettare condizioni del genere. E così non rimarrà che pagare oppure restare a casa perdendo un giorno di lavoro. Non è forse questo un modo di provocare il maggior disagio all’utenza o di turbare la regolarità di un pubblico servizio?
Sarebbe il caso di mettere mano a tale andazzo, ormai inveterato, per cambiare questo genere di vessazioni e far capire che il cittadino non è un suddito e anche lui meriterebbe un po’ di rispetto.