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Giovanni Pacini compositore e amante

Posted on 17 Febbraio 2021
3 Commenti
Giovanni Pacini compositore e amante

Giovanni Pacini compositore e amante

Più che della “festa del gatto”, che si celebra oggi, vorrei parlare di un personaggio, nato per caso a Catania, ma lucchese a tutti gli effetti. Si tratta di Giovanni Pacini figlio di due cantanti d’opera, Luigi e Isabella Paulillo.

Fu musicista e prolifico compositore. Tanto prolifico che nel corso della sua vita compose oltre 80 opere, record mai superato.

Giovanni Pacini nacque, dunque, a Catania, in occasione di una delle frequenti trasferte canore dei genitori, il 17 febbraio 1796 (alcune biografie danno come data di nascita l’11 febbraio e forse è proprio questa la data esatta). Come spesso succede, a causa della deformazione professionale dei genitori, fu ben presto, avviato a studiare musica a Bologna, presso Tommaso Marchesi, poi a Venezia con Bonaventura Furlanetto.

Aveva diciassette anni quando, da compositore, debuttò a Milano. Fra gli interpreti c’era suo padre, apprezzatissimo tenore, il quale poi lo aiutò a debuttare alla Scala qualche anno più tardi, aprendogli definitivamente la via per la conquista dei più importanti palcoscenici.

Conobbe la sorella di Napoleone, Paolina Bonaparte, nel febbraio 1821, a Roma, dove esplose la loro travolgente relazione amorosa, continuata poi a Viareggio negli anni successivi, sebbene lei fosse sposata con il principe Camillo Borghese.

Evidentemente Paolina aveva un debole per chi portava il cognome Pacini. Nel 1815, si dice che avesse avuto una importante storia d’amore con il suo medico, quel Luigi Torello Pacini da Villa Basilica che abbiamo conosciuto in altra occasione. Vi ricordate? Era il 39° figlio di Giambattista, che di figli ne ebbe ben 42. Di questa interessante e avventurosa storia me ne occuperò in una prossima occasione.

Nel 1822, il compositore Giovanni Pacini ritornò a Lucca, nominato maestro onorario della Real Cappella di corte, da Maria Luisa di Borbone, e nello stesso anno prese residenza a Viareggio. Lì, Paolina stava ampliando un fabbricato già di sua proprietà, usufruendo di una legge di Maria Luisa che concedeva gratis il terreno per la costruzione di nuove abitazioni. Si dice che, proprio in quel punto il mare avesse restituito il corpo del poeta Percy Bysshe Shelley, annegato a Lerici in quell’anno, a seguito di naufragio.

Appena ultimata, Paolina si trasferì nella villa, proprio per essere vicino a Giovanni Pacini, il suo amante bello,  elegante, famoso, e di sedici anni più giovane di lei, di cui ne era molto presa, ed altrettanto gelosa. La loro avventura, che per certi aspetti fu contrastata e tormentosa,  si concluse assai presto, poco prima della morte di lei, avvenuta a Firenze nel 1825.

In quell’anno, il Pacini  si trasferì a Napoli, dove sposò Adelaide Castelli e dove fu per alcuni anni, direttore del Teatro San Carlo. Tornò a Viareggio nel 1828, dopo la morte della moglie, e lì si dedicò all’insegnamento. Negli anni ’30 ebbe una storia anche con la famosissima Maria Malibran, che fu interprete di una sua opera di successo, “L’assedio di Messina”.

Nel 1837 fu nominato maestro di Cappella a Lucca e nel 1852 fu il primo direttore dell’Istituto musicale lucchese, frequentato anche da Giacomo Puccini, che divenne poi conservatorio, intitolato a Boccherini.

Ebbe ancora due mogli: nel 1833, sposò Marietta Albini, morta nel 1849; e nel 1865, Marianna Scoti,  a Pescia, dove si era trasferito fin dal 1857.

Dalle tre mogli ebbe nove figli, ma non tutti gli sopravvissero.

Fra le sue opere più importanti cito: “Il Barone di Dolsheim”, “La sposa fedele”, “La schiava a Bagdad”, “Alessandro nelle Indie”, “Amazilia”, “L’ultimo giorno di Pompei”, “Arabi nelle Gallie”, “Il pirata” e “Saffo”. Fu cordiale “nemico” di Vincenzo Bellini, e quasi alla fine della sua carriera dovette ammettere “Ho cominciato a capire che devo ritirarmi dal campo. Bellini, il divino Bellini, e Donizetti mi hanno superato”.

Giovanni Pacini morì a Pescia il 6 dicembre 1867.

Pescia lo ricorda con l’intestazione del Teatro comunale.

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3 Commenti.

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