Il Carnevale matto
Se l’Epifania «tutte le feste le porta via», c’è quel «matto del Carnevale che tutte le fa tornare». Così si diceva dalle nostre parti a proposito di questo periodo che nell’immaginario collettivo è per definizione, scanzonato, spensierato, sregolato. Il termine “carnevale” sembra che derivi da “Carnem levare” e cioè privare della carne proprio perché se ne doveva fare a meno per quanto era lunga la Quaresima (salvo eccezioni).
Soltanto cento anni fa ogni paese, e possiamo forse dire, ogni frazione del nostro territorio aveva un modo tutto suo per riconoscerlo. C’erano i tanto attesi balli, per l’ultima domenica di Carnevale, quasi sempre boicottati dai preti di campagna e di città, pentolacce, alberi della cuccagna, rappresentazioni teatrali, gare di ogni tipo e, ovviamente i carri di Viareggio.
A volte, la sregolatezza generava tradizioni di pessimo gusto, come quelle protrattesi fino alla fine del 1800, che caratterizzavano i carnevali di Lucca e della Piana in genere, consistenti nel lancio delle “beute” alle maschere.
Le ‘beute’ erano uova ‘bevute’, il cui guscio veniva riempito con sostanze maleodoranti, ed usate come proiettili, che si sfacevano colpendo il bersaglio. Più che risate alle spalle dei malcapitati, provocavano risse collettive, quando non reazioni con conseguenze anche più gravi, come accadde il 15 febbraio del 1673, quando un certo Michele Carrara, colpì per sbaglio Ottavio Lippi, non mascherato, il quale per reazione l’uccise poco dopo.
Le maschere servivano a vivere un giorno da leoni, per provare ad essere quello che non si era e si sognava di essere: il contadino si travestiva da notaio, il bracciante da re, la massaia da principessa. Presso a poco come si usava nell’antica Roma con i Saturnalia che si celebravano dal 17 al 23 dicembre e durante i quali veniva sovvertito ogni ordine sociale: gli schiavi venivano serviti a tavola dai padroni, si ubriacavano e compivano tutti quegli atti che, in qualsiasi altro periodo dell’anno, potevano portare anche alla loro condanna a morte.
Il carnevale matto
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