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In ricordo di Gino Custer De’ Nobili
Come oggi, 29 aprile, nel 1969 moriva a Milano, Gino Custer De’ Nobili, il più noto poeta dialettale lucchese, autore di due libri di poesie che celebrano la nostra città, i suoi personaggi e, in parte ne fanno rivivere anche le tradizioni: “Le poesie di Geppe” e “Lucca mia bella”. Geppe è il personaggio da lui creato, prototipo del contadino lucchese, con tutti i suoi difetti e le sue virtù.
Gino Custer De Nobili era nato a Lucca e precisamente alla S.S. Annunziata il 28 febbraio 1881.
Si diplomò al Conservatorio Boccherini, allora Pacini, come pianista, compositore. Fu allievo dei maestri Angeloni e Magi, amico di Pascoli, Puccini, Catalani, e Andreotti. Era innamorato della sua Lucca ed attento alle sfumature del viver quotidiano, ai caratteri delle persone, alla parlata delle popolane che, all’anfiteatro vendevano i frutti di stagione: limoni, funghi, castagne. Si beava di sentire dalla loro bocca quella cadenza, quasi musica, che incantava i forestieri, i quali la definirono subito come “garbo lucchese”.
Venivano a Lucca a prendersi il “garbo”
E se il Manzoni andava spesso a “risciacquare i panni in Arno”, quando scriveva i Promessi Sposi, per addolcire il suo lessico lombardo, Pascoli e D’Annunzio venivano a Lucca per prendersi il “garbo”. Pascoli addirittura vi si trasferì, ed anche a lui piaceva intrattenersi a parlare con i carrettieri di passaggio, pronto a rubare quelle parole ed espressioni non annotate neanche nel vocabolario della Crusca.
Per quanto riguarda la coltura del linguaggio, Gino Custer De Nobili, raccolse l’eredità di Idelfonso Nieri, il professore di Ponte a Moriano che fece dello studio del dialetto lucchese e delle tradizioni, quasi lo scopo della sua vita.
Le liriche più note del nostro poeta, sono: “La lita di Pontetetto”, “Ir mi’ sere”, “Fruffrue donna mastio”, “Davanti al sarcofago d’Ilaria del Caretto”, “Puccini”, “Mi’ ma’”, “Lucchina mia”, tanto per citare quelle poche che mi vengono in mente.
Dopo il matrimonio con la cugina Lela Lippi, si trasferì a Milano dove visse per un periodo, dando lezioni di canto e musica.
Giacomo Puccini lo fece conoscere in ambienti teatrali ed una sera, a cena insieme, incontrarono Augusto Guido Bianchi, redattore del Corriere della Sera. Fu grazie a questo incontro che Gino Custer De Nobili divenne direttore del “Giornale del contadino”, edito dallo stesso quotidiano milanese. Ebbe anche altri incarichi che gli permisero una vita decorosa e di coltivare, accanto alla poesia vernacola, la passione di scrittore teatrale. Anche in questo settore conseguì una serie di discreti successi.
Dal 2009 riposa nel Famedio del Cimitero urbano e l’epitaffio sulla tomba così recita: “Geppe, poeta a cui i lucchesi devono un po’ della loro storia”.
Vi invito quindi a riscoprire il nostro Geppe (nelle edizioni di Maria Pacini Fazzi) e far sì che le nuove generazioni possano riappropriarsi del passato, per essere orgogliosi di vivere in Terra Lucchese.
Nella foto, Il Teatro Idelfonso Nieri a Ponte a Moriano
2 Commenti. Nuovo commento
Grazie Giampiero. Molto apprezzato
Grazie a te Annamaria. Un caro saluto.