Indro Montanelli virtuoso della penna
Come oggi, venti anni fa, moriva a Milano Indro Montanelli. Montanelli è stato sicuramente il più grande giornalista italiano del Novecento e forse, non soltanto il più bravo in Italia. In Spagna, nel 1996, gli fu tributato il premio “Principe delle Asturie”, dalla Finlandia ebbe un importante riconoscimento; negli Stati Uniti fu proclamato il miglior giornalista internazionale.
Abitò anche a Lucca
Nacque a Fucecchio il 22 aprile 1909 da Sestilio e da Maddalena Doddoli. Il padre professore di filosofia al Liceo, insegnò anche a Lucca, per cui la famiglia Montanelli, seppur provvisoriamente, abitò nella nostra città.
In questo breve scritto, io non intendo parlare tanto della vita di Indro, che ognuno ha la possibilità di leggere in abbondanza, navigando in internet, quanto della sua persona nel ricordo di alcuni di coloro che ebbero la fortuna di conoscerlo e di lavorarci insieme.
Mi limiterò soltanto a dire che non fu soltanto un giornalista di altissima qualità, un virtuoso della penna, ma fu anche un divulgatore storico insigne che si faceva leggere con immenso piacere. Fu un saggista, un critico cinematografico, un narratore. Roberto Rossellini da un suo racconto “Il generale Della Rovere” realizzò un film che venne premiato con un Leone d’oro a Venezia.
Insieme ai personaggi che hanno fatto la storia
Come reporter, in giro per il mondo, ha incontrato ed intervistato personaggi che hanno fatto davvero la storia, come Winston Churchill, Charles de Gaulle, Luigi Einaudi, Henri Ford, Adolf Hitler, Papa Giovanni XXIII e tantissimi altri.
Quello che hanno scritto di lui
Beppe Severgnini lo ricorda come un capo che dava ordini ma non si aspettava che qualcuno obbedisse. Dice: “L’unica volta in cui l’ho visto darmi un ordine con decisione è stato quando ho messo il sale sulla ricotta. Ha emesso un grido strozzato e mi ha intimato di non farlo mai più.
…sugli uomini sbagliava di rado. Aveva un’intuizione quasi paranormale per leggere nel cuore della gente”.
Fu anticomunista convinto e viscerale ed è rimasta celebre una sua frase detta in occasione di una elezione politica in cui temeva che il sorpasso del PCI. Invitò gli elettori a votare dicendo “turiamoci il naso e votiamo DC”.
Mario Melloni, corsivista de “L’Unità”, noto con lo pseudonimo di Fortebraccio, in quel periodo scrisse di aver dettato per la propria tomba questo epitaffio: “Qui giace Fortebraccio, che segretamente amò Indro Montanelli. Passante perdonalo, perché non ha mai cessato di vergognarsene”.
Mario Cervi che gli fu amico fino all’ultimo giorno di vita dice di lui: “Leggeva poco ma intuiva tutto. Gli bastava un’occhiata alle prime tre righe d’un pezzo per capire se era buono o no, così come gli bastava annusare un libro per valutarlo. Era svogliato e incombente insieme. Non aveva snobismi intellettuali, da vero giornalista sapeva quanto contino per la fortuna d’un foglio i temi popolari… Per i suoi giornalisti aveva rispetto anche perché li aveva scelti lui, e ogni bocciatura d’un redattore diventava in qualche modo anche una sua bocciatura. Indro non aveva la capacità – che è propria dei direttori per vocazione – di punire o licenziare. Sapeva premiare, con uno dei suoi preziosi elogi, la bravura dei bravi”.
Avrei tante cose da dire, ma mi fermo qui. Si presenteranno altre occasioni per parlare del grande Montanelli.
Io non ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, ma di lui porto un prezioso ricordo. All’uscita del mio libro “Espressioni e modi lucchesi”, mi scrisse una lettera che ancora conservo, nella quale diceva: “Terrò il suo libro a portata di mano, caso mai mi occorresse un tocco di toscana arguzia”. Non ne aveva certamente bisogno, perché la sua arguzia era da primato.
Nella foto: Indro Montanelli
4 Commenti. Nuovo commento
Forse il più grande giornalista che noi abbiamo avuto. Di Lui ho quasi tutti i libri
Anch’io la penso esattamente come te.
Era l’anno1975 .Mi recavo abbastanza spesso a Milano ,come funzionario della Confindustria di Lucca ,specialmente in occasione del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei settori tessili ,nell’ambito dei quali, in particolare nel settore cotoniero ,avevamo ,a Lucca ,importanti aziende .In quelle occasioni pranzavo di frequente alla Taverna di Elio che si trovava in via Solferino davanti al Corriere della Sera.
Una di quelle volte ,recatomi alla Taverna trovai Elio ,con il quale avevo preso confidenza essendo ,tra l’altro, lui originario di Altopascio ,molto contrariato e un pò sgomento ,perchè ,mi raccontò, due giorni prima era stato a Lucca e aveva preso dal Taddeucci del buccellato :glielo aveva chiesto Montanelli che
di norma pranzava da lui e che anche quel giorno sarebbe arrivato con i suoi collaboratori .Elio voleva ,a fine pasto, servire a Montanelli ed al suo seguito il buccellato, ma, purtroppo ,quello da lui comprato ,vecchio di due giorni, aveva perso la fragranza di quando era appena sfornato ed era gommoso e immangiabile.
Memore di quanto avevo visto fare in una situazione analoga da Giuliano Pacini chef della Buca di cui sono un vecchio frequentatore ,suggerii a Elio di prendere i filoncini di buccellato, spennellarli sul dorso con acqua fresca e infilarli in forno a calore medio per un quarto d’ora -venti minuti, spegnere il forno e lasciare il buccellato al caldo per toglierlo soltanto quando era il momento di portarlo in tavola da Montanelli.
Elio si fidò e fece come gli dissi, arrivò Montanelli e ,a fine pranzo Elio gli portò il buccellato. Terminato l’assaggio, Montanelli ringraziò Elio di essersi ricordato di fargli gustare un dolce di cui era particolarmente ghiotto e che ,oltretutto ,gli ricordava il suo soggiorno lucchese da ragazzo al seguito del padre professore di liceo.
Elio riferì a Montanelli tutto il retrò che c’era stato con il buccellato ,concludendo che si poteva ringraziare quel “signore di Lucca del tavolo vicino” che gli aveva risolto il problema della fragranza del dolce lucchese .Montanelli con un fare molto pacato mi ringraziò e mi disse di portare un saluto ai lucchesi che stimava molto .
Non mi lasciai scappare l’occasione per presentarmi e dirgli che ,a Lucca in Confidustria, ero anche Segretario dei Giovani Industriali i quali, proprio pochi giorni prima ,in una riunione a Palazzo Bernardini ,avevano messo in programma di invitare lui per un incontro con gli impreditori di Lucca.
Montanelli fu gentile ,mi diede il suo biglietto da visita dicendo che avrei dovuto richiamarlo per prendere accordi.
Fu così che dopo due mesi ,tra il compiaciuto stupore della maggior parte dei componenti del Direttivo dei Giovani Imprenditori Montanelli venne a Lucca dove si tenne un riuscitissimo incontro in una Sala delle Assemblee affollata di industriali lucchesi.
Fu così che riuscii a compiere una operazione il cui esito i più avevano ritenuto improbabile……grazie al buccellato del Taddeucci.
Grazie Glauco per questi tuoi interventi che arricchiscono questo mio blog.