La bella famiglia comincia con la figlia
Fino alla metà del secolo scorso, le donne partorivano in casa e se la levatrice non c’era, si ricorreva alle vicine anziane cariche di figli e di esperienza. Alla prima avvisaglia di doglie, la casa si riempiva di gente, tutta disponibile a venire in aiuto.
C’era chi si occupava della partoriente confortandola e sollecitandola a pregare San Giusto affinché il bambino uscisse, “prima con la testa e poi con il busto”.
C’era chi si occupava di incoraggiare il marito perché il parto rappresentava sempre un pericolo per la mamma e per il nascituro. Una vicina pensava a portar via i bambini, se ce n’erano altri in casa, per risparmiar loro di sentire gli strilli della madre.
Due persone correvano a chiamare la levatrice perché, si diceva, che una persona sola avrebbe perso la strada mettendo a rischio la vita di due esseri umani.
San Giusto, per lo più, veniva pregato a Porcari, perché è il suo santo protettore, ma sempre affiancato a Sant’Anna, protettrice delle donne senza figli, di quelle in gravidanza e delle partorienti. Le si chiedeva di rendere breve e senza complicazioni il travaglio.
C’era poi da fare i conti con i pregiudizi e le superstizioni: chi nasceva di venerdì sarebbe stato sfortunato nella vita; chi nasceva tra il 25 ed il 29 di giugno, sarebbe diventato strego. Se la mamma partoriva incinta di otto mesi, aumentavano di molto le probabilità che il bambino morisse, rispetto che fosse stata di sette mesi.
Quando un bambino moriva, o nasceva morto, e purtroppo anche nella prima parte del secolo scorso, questi eventi si verificavano piuttosto spesso, le donne si precipitavano ad accendere il lume e a spalancare le finestre per lasciar passare gli Angeli e la Madonna, che venivano – si diceva – “a prender l’anima innocente per portarla alla verità ed alla felicità”.
Se nasceva una bambina, si doveva dire che era una creatura bellissima, nel tentativo di attenuare ciò che si riteneva essere una calamità occorsa alla famiglia. E se era la prima a nascere, si facevano i complimenti ai genitori, perché “la bella famiglia, comincia con la figlia!”.
Il padre faceva buon viso a cattiva sorte, perché, per un aiuto nei campi e per risparmiare la ‘dote’ nel maritarla, avrebbe preferito, di gran lunga, un figlio maschio.
Del resto, l’augurio più diffuso ai due che si sposavano, non era forse, “salute e figli maschi?”
Nella foto: una famiglia contadina del secolo scorso.
2 Commenti. Nuovo commento
Mi piace la Tua maniera di raccontare. Novelle Vere in parte vissute. Nostalgia di quei tempi dove Il Niente Era Una Grande Ricchezza.
Racconti che scivolano leggeri, quasi una dolce saggia poesia.
GRAZIE
Giampiero Della Nina.
Grazie Patrizia. Se ti piace il mio modo di raccontare e ti piacciono anche gli argomenti che racconto, puoi leggere i miei libri a cominciare da Gente di Corte, per proseguire con “Come grani di sabbia” e poi con “Paolo Celli, istrione e chef delle stelle”. Ho scritto anche libi di storia locale e di tradizioni. Se tu ami questa nostra Terra Lucchese sono libri che ti aiutano a conoscerla meglio per amarla di più.