La berretta di San Davino per curare l’emicrania
Un tempo, i lucchesi anziché ricorrere al medico ed allo speziale, trovavano più comodo ed economico curare i loro malanni, recandosi in chiesa. Lì potevano trovare i rimedi per tutto: per le pestilenze in genere, pregavano San Rocco, per l’herpes zoster (fuoco di sant’Antonio), pregavano sant’Antonio, quello con il maialino in braccio.
Se erano affetti da isterismo, epilessia, tarantolismo, quindi se erano “indemoniati”, come comunemente venivano identificati, si ricorreva a San Ginese o san Vito. Per il male agli occhi, si pregava santa Lucia. Per il mal di testa, c’era San Davino. Potrei andare avanti, e un giorno lo farò, ma mi fermo qui. Mi fermo a San Davino perché oggi 3 giugno a Lucca lo si celebrava solennemente.
Il pellegrino di Terra Santa
Si diceva: “Per San Davino, le ciliegie per un quattrino“, a significare che quando cade questa ricorrenza, i ciliegi sono nel massimo splendore, ed i loro frutti si possono acquistare a buon mercato.
Davino, è un santo di origine armena, ma lucchese d’adozione. Si racconta che distribuì ai bisognosi, il ricavato dalla vendita di tutti i suoi beni, per mettersi in cammino e visitare i luoghi santi: il sepolcro di Cristo a Gerusalemme, le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo a Roma e di San Giacomo in Santiago di Compostela.
Correva l’anno 1050, quando di ritorno, ammalato, fu ospitato a Lucca nel piccolo ospedale che sorgeva presso la chiesa di San Michele; poi, si stabilì in casa della vedova Atha. Morì, come aveva predetto, il 3 giugno dello stesso anno, devastato dalle penitenze e fatiche cui si assoggettava. S
epolto in S. Michele in Foro, la salma fu, a furor di popolo riesumata, a seguito dei miracoli che le si attribuivano; fu portata in chiesa, e posta in un’urna presso l’altare di San Luca. Finalmente, nel 1592, le sue reliquie furono traslate sotto l’altar maggiore ed esposte ai fedeli, i quali, ogni 3 giugno, fino a pochi anni orsono, accorrevano numerosi a venerarle.
I lucchesi si sprofondavano in ossequio, rispetto e devozione per quel santo, ma pretendevano da lui, la guarigione dalle loro emicranie.
L’imposizione della santa berretta
La mattina del 3 giugno, si recavano in chiesa, dove il sacerdote imponeva sulle loro teste, il berretto di San Davino che compiva il doppio miracolo: quello di far passare l’emicrania e quello di evitare di acquistare in farmacia i soliti “intrugliori”, come li chiama il nostro Custer De Nobili, buoni soltanto per far spendere quattrini, ma non per guarire i mali.
L’unico rischio, continua il poeta, era quello
“..per ir fatto dipendente
Che quella gra’ reliquia di berretta
È stata in capo a de’ mmiglion di gente,
Pòi ‘hiappa’, se mai mai, quarche bestietta.
Ma vien di duve vien e giustamente
Anco ‘uella èglie robba benedetta”.
La ricorrenza di San Davino, viene di regola spostata dal 3 giugno alla domenica successiva. In quel giorno viene esposta la reliquia del santo ma da circa venti anni non usa piú imporre ai fedeli il berretto miracoloso .
Un vero peccato per il culto di questo venerabile taumaturgo che i miracoli li doveva far davvero, se i lucchesi continuavano a preferire quel suo berretto ai tanti rimedi farmaceutici.
Nella foto: la chiesa di San Michele a Lucca