La dittatura del pensiero
In un Paese dove non si impone, ma da anni si invita a mangiar mele, chi osa dire che in fondo anche le pere sarebbero buone, rischia la crocifissione. Prima lo si invita a tacere, poi gli si impedisce di parlare, poi si passa alle offese, più o meno marcate.
Me ne sono reso conto in questo periodo di Covid. Ho scritto un post dove dicevo perché mia moglie ed io non volevamo mangiar mele (non volevamo vaccinarsi) e poi altri post, dove tentavo di sostenere le nostre ragioni, con l’allegazione del parere di autorevoli medici e scienziati. Mi sono prontamente piovuti addosso improperi, offese a non finire; alcuni amici sono diventati, di colpo, nemici.
Non è valso aver premesso che non intendevo dar dei consigli alla gente, non essendo un medico, ma soltanto era mia intenzione far conoscere il parere di scienziati, ai quali era stato impedito di parlare alla televisione di Stato e le testimonianze dei quali non potevano essere pubblicate sui quotidiani, già impegnati, dietro compenso, ad accogliere soltanto la voce governativa che invitava a mangiare le mele.
Si risponde con gli insulti
Abbondano nei miei confronti, i cordiali attributi di “scemo”, di “persona mancante di senso civico” di “terrorista”, di “ridicolo”. Ci sono poi gli amanti di un linguaggio più forbito, del tipo di quelli che usano “non vedente” al posto di cieco, “non udente” al posto di sordo, “non trombante” al posto di impotente, che fingendo di meravigliarsi, dicono: “fai un torto alla tua intelligenza”, oppure “ti credevo una persona assennata”, oppure “sei caduto in ridicolo” ecc. ecc.
Non è mancato neanche chi mi ha augurato di prendermi una bella infezione da Covid, aggiungendo di sperare che gli ospedali non mi ricevano e neanche ci sia ambulanza pronta al mio ricovero. Forse costui era in preda ad un raptus di follia pura perché poco dopo ha ritirato il suo autorevole post, per addolcirlo in alcuni punti rispetto all’originale e ripresentarlo. E’ immaginabile però che sia stato qualcun altro a ricondurlo alla ragione facendogli presente che non si può augurare tanto male ad una persona che gli ha chiesto semplicemente i motivi che lo hanno spinto ad inocularsi un siero di cui non si conoscono gli effetti.
Questo succede a chi osa dire che gli piacerebbero di più le pere (le cure) rispetto alle mele di Stato (vaccini).
Come ben vedete, non c’è più possibilità di ragionamento; non c’è maniera di discostarsi dal pensiero unico, se non a costo di insulti (per ora). La società che non ammette il confronto si può forse chiamare democratica? Dal mancato confronto, c’è forse da sperare in un progresso? C’è forse libertà in una società come questa?
Non è scivolare verso una dittatura?
E pensare che sono proprio coloro che si ergono a paladini di libertà, di uguaglianza, di democrazia, ad essere quelli che non ammettono discostamenti rispetto alla opinione imposta dai loro partiti di appartenenza.