La monaca di Lucca 3
Il Papa Clemente VIII, dopo aver rimandato più volte la sua risposta, considerato la complessità del caso, ed i personaggi coinvolti, finalmente il 21 giugno chiamò il cancelliere lucchese.
“ Vi dirò il vero – disse il Pontefice – io sono perplesso su questo negozio dei Vostri Signori: questa gentildonna si è fatta monaca e tonsurata. Adesso molestarla mi pare un certo che. E’ ben vero che il delitto è grave ma non par possibile che una donna come questa tenghi mano a fare ammazzare il marito in sua presenza”.
La risposta era quindi negativa ed il cancelliere se ne tornò a Lucca per riferirla agli Anziani. Non fu presa bene, ma questo era il volere del Santo Padre. I lucchesi però non si rassegnarono.
Suor Umilia
Lucrezia entrando in convento, assunse il nome di suor Umilia Malpigli. Dopo un anno di permanenza, per le regole stabilite nel concilio di Trento dovette prendere i voti.
Suo fratello, Giovan Lorenzo, non l’abbandonò mai. Pagò per lei la dote al convento e la pagò anche per una giovinetta che vi entrava, non velata, per prestare i suoi servizi a suor Umilia che era detta bisognosa di particolare assistenza.
Qualcuno diceva che suor Umilia se ne fosse andata a Roma. Altri, invece, che era ancora a Lucca e viveva la quiete del chiostro con tranquillità e rassegnazione. Quest’ultima diceria era vera soltanto in parte, perché Suor Umilia era ancora nel convento di Santa Chiara, ma pace, tranquillità e rassegnazione erano vocaboli a lei sconosciuti.
In convento doveva trovare occasione di nuove passioni amorose, e questa volta prettamente carnali da farle dimenticare ben presto la platonica avventura con Massimiliano.
Il fatto fu che gli amori di suor Umilia furono contagiosi più che il morbillo fra quelle suore che avevano varcato la soglia del chiostro, non per vocazione, ma per costrizione da parte delle nobili famiglie cui appartenevano. A quel tempo le famiglie erano numerose. Ricordate? Paolo Buonvisi aveva dodici figli!
Di suore a Lucca ce n’erano d’avanzo
Il patrimonio per intero o quasi, doveva essere trasmesso al primogenito, se si voleva che il buon nome della famiglia continuasse ad avere un peso nelle società future. Per gli altri figli ed in particolare per le femmine si apriva la via del chiostro. Si pensi che, a quel tempo, i conventi di Lucca ospitavano circa 500 suore, e quello di Santa Chiara, era popolato dalle figlie della nobiltà.
Si parlò di un giovane medico Bernardino Vecoli, diffidato dal ripresentarsi in convento, perché dalla corrispondenza rinvenuta dai controllori del pio edificio, risultava che piacesse un po’ troppo alle suore. Si parlò di un pittore di Pariana, certo Piero Passeri, che fraternamente suor Umilia divideva le sue prestazioni con suor Orizia e forse con altre. Costui riuscì a sottrarsi alla cattura ordinata dal Gonfaloniere, grazie proprio a suor Orizia figliola di Giambattista Orsucci, la quale lo avvertì appena capito che era stata scoperta la tresca.
Il Passeri fu condannato in contumacia a 10 anni di carcere. Poi ripensandoci, sembrando tale pena inadeguata, gli fu apposta una taglia: 200 scudi a chi lo uccidesse in qualunque parte d’Italia.
I vizi delle monache, pur noti, avevano trovato copertura fino alla notte in cui fu trovata, da chi non avrebbe dovuto vedere, una scala appoggiata al muro di cinta del convento.
Scattò una indagine che ben presto si espanse a macchia d’olio, coinvolgendo un gran numero di personaggi noti.
La storia continuerebbe se …
Nella foto: la Chiesa di San Francesco a Lucca
2 Commenti. Nuovo commento
Peccato sia già finita
Apprezzo il gradimento che hai espresso, ma mi rendo conto che i post lunghi non piacciono. Il gradimento viene espresso con le letture degli articoli e mi risulta che queste siano andate sempre decrescendo. Dalla prima all’ultima puntata, le presenze sono state le seguenti: 332-265-198-188-129. Se non la smettevo finivo a zero. Mi rendo purtroppo conto che le persone non amano leggere. Preferiscono di gran lunga i cartoni animati. Grazie Emanuela.