La vita è bella nonostante la Quaresima
Diciamocelo: la Chiesa non ha mai spinto gli uomini al sorriso. Basti pensare che si continua a fare processioni per accompagnare un morto al cimitero, ma non si è mai pensato di farle anche per accompagnare il neonato al fonte battesimale. Si scomoda la campana e i suoi lugubri rintocchi per il funerale ma non si suona a festa per una nascita. Insomma, la Chiesa celebra la morte e non la vita.
Quaresima
La gente ci ha fatto l’abitudine a questo andazzo, e ormai non ci fa più caso. C’erano poi tempi, nell’anno liturgico, come la Quaresima, durante i quali la Chiesa decisamente esagerava nel diffondere disperazione.
Si trattava di quaranta giorni di “miserere”, quando andava bene, o di lugubri rimembranze del tipo: “ricordati uomo che sei polvere ed in polvere ritornerai”. O anche una voce nella notte, preceduta e seguita da una scampanellata che ripeteva: “oggi in figura, domani in sepoltura”, mandandoti per traverso anche quel po’ di riposo.
Come se non bastasse, si chiedeva alla povera gente di digiunare, quasi avesse mangiato a sufficienza, fino ad allora. Non deve meravigliare se poi qualcuno si autoflagellava, nel tentativo di farla finita prima possibile.
Così, quando andava bene, si arrivava stremati alla Pasqua e c’era chi come Gino Custer De Nobili, metteva in poesia il disagio di tutti scrivendo:
Quaresima, Quaresima…l’ho a di’?
mi par miglianni che tu sii fonita,
mi par miglianni che te ne sii ita,
cor tempo passa a fatti benedi’.
Sei troppo lunga e troppo striminzita…
sortanto a mentovatti fai svieni’.
Metti il limo ‘ndell’ossi, fai vieni’
la faccia rugosa e sbietolita.
Per fortuna, c’è stato chi si è ribellato al lavaggio del cervello da parte della Chiesa ed al suo messaggio di rassegnazione: “…tanto dobbiamo morire!”, altrimenti oggi, saremmo ancora con le mani in mano e sprofondati nel Medioevo più buio.
La vita è bella
Dobbiamo pensare invece che la vita è una, a tratti è bella e piacevole e comunque val la pena di viverla, fino in fondo ed in allegria e di trasmetterla con pari entusiasmo ai nostri figli. Vista in questo modo, la vita apparirà eterna e risulterà privo di significato quel messaggio del “…tanto dobbiamo morire!”
La pittura: Tintoretto, La nascita di Giovanni Battista, 1554 ca., Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo.