Mangialo solo!
A volte bastano due parole per ricostruire un’epoca. E quest’epoca io la conosco per averla vissuta, nel secolo scorso. Sarà per questo che le due parole mi richiamano alla mente tantissimi ricordi ed un antico mondo, che mi commuove.
Era quello il tempo in cui si usava mangiare il pane; meglio dire: si continuava a mangiarlo per l’abitudine che si tramandava fin dai tempi degli antichi romani. Del resto, erano loro ad aver insegnato ai figli di mangiare il pane come base del pranzo, ed insaporirlo con il companatico, che chiamarono, appunto, “cum panis” e cioè con il pane. Poteva essere, formaggio, marmellata, un frutto: qualsiasi cosa che potesse dare al pane, un tocco di novità.
Con il companatico, però, bisognava andarci piano, perché scarseggiava e costava più del pane. Così anche la merenda per i bambini, consisteva il più delle volte in una bella fetta di pane, bagnata da un po’ d’aceto, un pizzico di sale ed una goccia d’olio. Oppure nelle case di contadini, la fetta del pane si accompagnava con il cartoccino di olive. Si faceva questo arrotolando un foglietto di carta gialla per ottenere un cono, dove dentro, si ponevano tre olive. Tre olive, non una di più. Quando andava bene, ti mettevano nella mano sinistra una scaglietta di formaggio vaccino o pecorino e, nella mano destra una gran fetta di pane, che fino agli anni ’50, era scuro, o giallo di granturco. Quando andava peggio, nella mano sinistra, anziché formaggio, stringevi una scaglietta di crosta di pane, e nella destra la solita fetta. Ti dicevano però che a sinistra tenevi il parmigiano e che tu ne tenessi di conto.
Il pane era una benedizione. Prima di metterlo in forno, vi si tracciava un segno di croce. Mangiandolo si doveva mettere sotto il mento la mano per non perderne neanche una briciola, perché il pane era Cristo (“Io sono il pane della vita”).
Dopo la seconda guerra, le cose cominciarono ad andare un po’ meglio, ma le donne di casa non fidandosi di quella parvenza di benessere, erano ossessivamente legate al concetto che il companatico fosse quasi un sovrappiù. Comunque costava, per cui bisognava farne “a biccio”, si diceva in Lucchesia, e cioè usarlo con parsimonia. Semmai quando un ragazzo si ammalava, se rifiutava il cibo, o se cresceva poco, allora lo si doveva in qualche modo gratificare, con una dose maggiore di companatico.
Ogni mamma, in quei casi, era pronta a rovinarsi. Dopo diversi rifiuti di cibo a base di pane, si presentava con un pezzo (non troppo grosso, per la verità) di formaggio parmigiano, lo porgeva al figlio, dicendogli: “Mangialo solo!” e cioè mangialo senza pane. Povera donna: aveva dovuto capitolare.
Se tornassero queste mamme di una volta, chissà cosa penserebbero a vederci mangiare soltanto companatico e sentir dire che il pane fa male!
I mangiatori di patate è un dipinto del pittore olandese Vincent van Gogh, realizzato nel 1885 e conservato al Museo Van Gogh di Amsterdam.