Novantotto anni fa, il 28 ottobre, ci fu la Marcia su Roma. Chi partecipò?
C’è un certo pudore, nonostante i quasi 100 anni trascorsi, nel dire che il padre o il nonno o il bisnonno, almeno in un primo tempo, credette fermamente in Benito Mussolini e nel Fascismo. Me ne accorsi, quando cercai di scoprire i nomi degli 11 porcaresi partecipanti alla Marcia su Roma, che ebbe luogo, come oggi, nel 1922. Con sicurezza, seppi soltanto di una persona; di altri tre, per sentito dire; dei rimanenti sette, nulla, proprio nulla. Conoscendo quello che succedeva in quegli anni, prima dell’avvento del Fascismo, ritengo che si possa quanto meno giustificare chi prese parte a tale manifestazione.
Quei tempi erano durissimi: mentre le imposte ed i prezzi dei generi alimentari aumentavano, salari e stipendi segnavano il passo. In questo clima, prese corpo il sogno di seguire il modello russo e si diffusero ben presto slogan come “le fabbriche agli operai”, “le terre ai contadini”.
La disperazione era tanta che si pretendeva un cambiamento, quello che fosse. Sui muri di Segromigno comparve la scritta: “Evviva i sovietti, non sappian cos’eglie, ma gli voglian l’istesso”. La politica forniva al Paese un quadro di estremo disorientamento e confusione ed il continuo contrapporsi fra le forze democratiche e socialiste stava preparando il terreno più fertile all’affermarsi del Fascismo, che veniva visto come una svolta decisiva per il superamento di tanta incertezza. Così il 28 ottobre 1922, ci fu la Marcia su Roma.
I dimostranti lucchesi, agli ordini di Carlo Scorza, requisirono un treno alla stazione di Lucca con direzione Civitavecchia. Erano in molti: fra loro, c’era chi indossava la camicia nera, o ciò che rimaneva della divisa militare; chi, la camicia rossa da garibaldino. Alcuni portavano in spalla lo schioppo da caccia, chi la sciabola; altri, erano del tutto inermi. Si trattava quindi una compagnia molto variopinta, improbabile, approssimativa e sarebbe bastato opporle qualche battaglione del nostro esercito per dissuaderla e disperderla, ma, evidentemente, non c’era la volontà politica di farlo.
E ciò può far pensare che fossero tutti, proprio tutti, desiderosi del cambiamento. Quindi, niente vergogna a fare i nomi di chi vi partecipò.
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Condivido l’analisi che hai fatto dei primi momenti del fascismo. E’ stato, sul nascere, un movimento che non sapeva bene dove sarebbe andato. Se vogliamo convenzionalmente dare a questo periodo una datazione con due fatti, esso va dall’ adunata di piazza San Sepolcro a Milano fino al delitto Matteotti ,nel corso del quale Mussolini navigava a vista ed il suo zoccolo duro di seguito e di consenso consisteva nell’esser riuscito, più di ogni altro ,a raccogliere e gestire a suo vantaggio lo scontento, la rabbia ,la delusione di migliaia e migliaia dei reduci ex combattenti per i quali gli insipienti governi liberali post bellici ben poco fecero per riconoscere e riparare il loro sacrificio in guerra .Furono questi ,nella stragrande maggioranza ,che aderirono alla Marcia su Roma di ogni ceto categoria, professione ,di ogni paese, città e regione d’Italia .