Mario Pannunzio, lucchese, maestro di giornalismo e libertà
Mario Pannunzio, uno dei più grandi giornalisti del secolo scorso, morì a Roma, come oggi, nel 1968, all’età di 58 anni. Era nato a Lucca, in un palazzo di Via Cenami, da Guglielmo, avvocato abruzzese e dalla nobildonna lucchese Emma Bernardini. Nel 1922, la famiglia dovette trasferirsi a Roma, a causa dei problemi che il padre, per le sue simpatie socialiste, aveva avuto con il Fascismo. Ma il trasferimento non recise il cordone ombelicale con Lucca: la famiglia continuò a frequentare la Versilia e la nostra città, dimorando nella villa Bernardini, per le vacanze estive.
Nonostante la passione di Mario, per l’arte in genere e la letteratura, il padre, assai autoritario lo fece iscrivere alla facoltà di giurisprudenza. Conseguì la laurea nel 1931, che subito dimenticò in un cassetto di casa, per seguire le sue vere inclinazioni.
Iniziò a frequentare il caffè Aragno, un locale in via del Corso, dove si incontravano gli intellettuali, come succedeva a Lucca nel Caffè Caselli, poi Di Simo. Fu lì, che conobbe e divenne amico di Alberto Moravia, Angiolo Silvio Novaro, Aldo Palazzeschi, Vitaliano Brancati ed Ennio Flaiano. Fu lì che incontrò per la prima volta Arrigo Benedetti, anch’egli lucchese e nato nel 1910.
Nel 1933, insieme ad altri, fondò il settimanale di lettere ed arti, “Oggi”, che però dovette chiudere pochi mesi dopo, per la sua linea invisa al Fascismo. Si dedicò subito dopo al cinema ritenendolo l’arte del futuro. Si impegnò nella regia e produsse insieme all’amico Benedetti diverse sceneggiature. Nel 1937, Mario ed Arrigo furono chiamati a Milano da Leo Longanesi nella redazione di Omnibus. Ancora insieme dettero vita ad una rivista riesumando il titolo “Oggi”, ma, come la precedente, fu chiusa nel 1941 per motivi politici.
Pannunzio, ritornato a Roma fu incarcerato per antifascismo nell’ottobre 1943 e liberato soltanto quattro mesi dopo.
Con Benedetto Croce ed altri, fu il fondatore del Partito Liberale Italiano e della Rivista Risorgimento Liberale che diresse fino al 1947.
Nel 1948 passò all’Europeo e nel 1949, fondò Il Mondo, settimanale che diresse fino alla sua chiusura avvenuta nel 1966. Lavorò con lui, fin dal primo giorno, nei locali di Via Campo Marzio, come capo redattore, Ennio Flaiano che era nato a Pescara lo stesso giorno di Pannunzio: il 5 marzo 1910. Diceva Flaiano: “Siccome Mario è venuto alla luce un’ora prima di me, spetta a lui fare il direttore”.
Il Mondo fu un vero successo editoriale. Vi collaborarono filosofi, imprenditori economisti, giuristi, intellettuali, storici e le più belle firme del giornalismo italiano, ed anche giovani promettenti come Giovanni Spadolini ed Eugenio Scalfari. Eminenti politici come Luigi Einaudi, Giuseppe Saragat, don Luigi Sturzo, Ugo La Malfa ed altri riconobbero nel Mondo di Pannunzio la più prestigiosa tribuna per i loro interventi.
Nel 1955, a seguito della scissione del Partito Liberale, Pannunzio partecipò con Pannella ed altri alla fondazione del Partito Radicale.
Dopo la chiusura del Mondo, trascorse gli ultimi due anni di vita, nella sua abitazione dove aveva raccolto 30.000 volumi. Mario Pannunzio, morì a Roma il 10 febbraio 1968, assistito dalla moglie, Mary Malina, che aveva sposato nel 1935. Amò la libertà sopra ogni cosa e si mantenne sempre equidistante da Fascismo e Comunismo, che la negavano.
Infine un mio ricordo personale: a 18 anni ebbi il privilegio di veder pubblicato sulla rivista “Prove” di letteratura ed arte, diretta da Mario Pannunzio, un mio racconto.