Moglie e buoi dei paesi tuoi
Chi voleva moglie o marito doveva stare attento quando veniva spazzata la casa perché se la scopa inavvertitamente strusciava i piedi di un giovanotto o di una ragazza, costoro erano destinati a restare zii e zie per sempre.
La scelta della moglie, come dei buoi, doveva ricadere su una ragazza del paese e per paese si intendeva la frazione. Così il giovane di San Concordio, difficilmente andava a Sant’Anna a prender moglie, anche se i due luoghi erano confinanti e se entrambe le frazioni appartenevano al medesimo comune di Lucca.
Non soltanto le remore venivano dal dover rispettare una antica regola di comportamento, ma anche dal fatto che era assai pericoloso amoreggiare in trasferta. Ciò, sia per il disagio dello spostamento, sia per gli ostacoli che venivano frapposti dai giovani della frazione dove il ratto veniva perpetrato. Nessuno era disposto a subire passivamene la sorte degli antichi Sabini.
La dama fuori paese
Chi andava a trovare la dama fuori paese, se era fortunato, poteva vedersi imbrattare di ‘bottino’ o ‘perugino’ come si diceva nel lucchese, da individui che sbucavano all’improvviso dietro una siepe.
Questo tipo di accoglienza è raccontata magistralmente da Gino Custer De Nobili nella poesia “l’Orbaata”. Quando andava bene, si era fatti bersaglio di un tiro incrociato di ‘ghiove’. Nella Piana venivano chiamate così le zolle di terra argillosa, dure e compatte come pietre.
In montagna poi, anche a causa della accresciuta difficoltà degli spostamenti specialmente nei mesi invernali, sposarsi con la vicina di casa spesso parente o affine, diventava una necessità. Non deve meravigliare quindi se anche adesso, in montagna, troviamo pochi cognomi per tante famiglie e spesso marito e moglie con il medesimo casato.
Ci si doveva accontentare e qualche volta, sempre per comodità, veniva privilegiata la scelta di una ragazza attempata e magari con i baffetti o con qualche pelo di troppo, a quella di una fanciulla in fiore, bionda e dagli occhi verdi, abitante a qualche chilometro di distanza.
Il comando-suggerimento “moglie buoi ai paesi tuoi”, era pertanto dettato, dalla tradizione, da motivi logistici, ma soprattutto dalla necessità di conoscere profondamente la ragazza con la quale condividere l’esistenza. Non bastava aver avuto sotto gli occhi, per tanto tempo, il suo comportamento, ma anche apprezzarne la famiglia e l’intero parentato. Pericoloso andare in giro alla ricerca di donne da marito, perché “le vacche bòne si vendin alla stalla”, cioè sono quelle vicino a noi che non hanno bisogno di mettersi in mostra.
L’accostamento alle mucche è assai umiliante, ma l’espressione la dice lunga sui tempi che furono.
Nella pittura: “Buoi all’aratro” di Eugenio Carraresi.