Mons. Paolo Giulietti Perugino del Signore
La figura del “peruginaio”, e la sua attività, sembrava dover resistere per sempre, anche quando fecero capolino sul mercato i primi concimi chimici. I contadini lucchesi, sul principio ne diffidarono. Sembrò uno sproposito, una diavoleria usare una polvere, e per giunta, costosa, al posto di un fertilizzante naturale come il perugino, molto più economico. A quel tempo, nessuno era pronto a scommettere che quella polvere avrebbe fatto scomparire in un solo colpo, il perugino e il peruginaio!
C’era da aspettarselo, sembra dire Geppe, personaggio di Gino Custer De Nobili, perché il progresso non lo si può fermare.
E auttonòbbili, e diàuli, e saramenti …
E’ una ‘osa, ti dio, che ‘un pòl dura’.
Ora, ‘ndivina un poe, questi serpenti,
‘ndivina un poe quer che s’en missi a fa’?
Feguriti! Han ritrovo un porvorin
Per manda’ a fa’ strafotte ir perugin!…
A distanza di anni, il “Perugino” è ritornato e questa volta non è in polvere ma in carne ed ossa. Mons. Paolo Giulietti, il nostro arcivescovo, giocando sulle parole, disse il giorno del suo arrivo a Lucca, durante un’omelia molto applaudita che accanto alle tre “C” di “Conversione, Corresponsabilità e Collegialità”, per far crescere la Chiesa, va unita quella di “Concime”.
“E’ evidente – disse – che la pianta vale più del concime. E questo perugino che vi è arrivato, è proprio per voi lucchesi e si deve disperdere nel terreno perché solo così la pianta (la Chiesa) se ne potrà giovare … Per fare frutto serve lo zappare del divino Agricoltore, ma anche un po’ del perugino … speriamo che la pianta antica, gloriosa, bella, benedetta dal Signore unita al Padre …possa portare frutti copiosi di bene per la salvezza del mondo”.
E si può essere certi che l’opera di fidelizzazione guidata dall’Arcivescovo Giulietti, e unita a quella di tante persone affidate alla sua cura, non potrà essere sostituita da nessun “polverino chimico”.
Nella foto, Mons. Paolo Giulietti, Arcivescovo di Lucca
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A proposito del perugino mi ricordo che lungo la strada da Camaiore a Lucca in località San Martino in Freddana c’è un manufatto in pietra con apertura rivolta verso i campi. Era un antico gabinetto dove i barocciai di passaggio potevano fare i loro bisogni corporali così il contadino aveva il perugino gratis.
E così non si smentisce la natura dei Lucchesi che “per nulla” prenderebbero anche i clisteri. Grazie Martino.
Se le recenti dichiarazioni del consigliere provinciale Massimo della Nina sono ifrutti della concimazione operata da Paolo Giulietti significa che l’albero è diventato cattivo. Traducendo dalla similitudine biblica, i vertici delle istituzioni cattoliche della nostra diocesi sono precipitate nella strssa merda che avrebbe dovuto alimentare le buone piante.
Le risparmio la mia risposta per non scendere al suo livello.