Oggi a Coreglia, per gli “occhi dolci di Santa Lucia”
La leggenda dice che Santa Lucia nacque e visse a Siracusa nel IV secolo. Si racconta che fosse molto bella ed appartenente a famiglia benestante, ma fin dalla sua fanciullezza volle dedicarsi a Cristo rinunciando ai suoi beni e poi al matrimonio con un potente del luogo. Per questo fu imprigionata e decapitata, dopo che i tentativi di violentarla e bruciarla sul rogo si erano rivelati vani. Morì il 13 dicembre dell’anno 304, durante le persecuzioni di Diocleziano.
In altra leggenda si racconta che per non sposare il pretendente, si cavò gli occhi. Infatti la santa viene solitamente rappresentata con in mano un piatto dove sono depositati i suoi occhi.
Lucia deriva il suo nome da “luce”, intesa nel senso più ampio del termine: luce degli occhi, luce del giorno o anche grazia illuminante, come quella che soccorre Dante Alighieri nella Selva Oscura. Viene invocata in casi di malattie agli occhi. E’ la patrona di Siracusa, sua città natale e di Mantova. E’ la protettrice dei ciechi, di elettricisti e oculisti.
Si diceva: “santa Lucia, è il giorno più corto che ci sia”. Non è del tutto vero ma sappiamo che i nostri vecchi avevano un vero e proprio culto per le rime ed assonanze in genere, perché queste aiutavano a ricordare. Io trovo veramente coerente da parte di Santa Lucia, di morire nel “giorno più corto che ci sia”. Lei amava così tanto la luce, che volle morire quando la luce veniva meno.
Un tempo, i ciechi poveri, si mettevano ad elemosinare davanti alle chiese e, stendendo la mano ai passanti, ripetevano la formula:
“Pregate Santa Lucia che Dio vi salvi la vista”.
Tutti erano molto devoti di questa Santa, consapevoli dell’importanza di poter vedere; perché la vista assicurava lavoro e pane, mentre il cieco doveva rassegnarsi a dipendere dalla misericordia altrui.
A Coreglia, in questo giorno si usa fare pasticcini suggestivi che si chiamano, appunto, ‘occhi dolci di Santa Lucia’.
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