Ognissanti: ritornano i morti
Fu il papa Gregorio IV nell’anno 835 a decretare che il giorno di Ognissanti fosse festa di precetto. Cento anni prima, come già scritto, il papa Gregorio III, l’aveva istituita per sovrapporla alla festa satanica di Samhain (Halloween).
Nonostante i tentativi della Chiesa Cristiana di eliminare i riti pagani, Halloween è rimasta, come festa di mistero, di magia, di fatti soprannaturali. Dopo i Santi, la Chiesa celebra i Morti il giorno successivo, due novembre, ricorrenza istituita intorno al 1030 da Odilo abate di Cluny.
Come oggi, anche allora, nei giorni precedenti la festa di Ognissanti, tutte le tombe venivano accuratamente lavate dai familiari e adornate di fiori freschi.
Una tradizione questa, che proviene addirittura dagli antichi romani. Nel mese di febbraio, celebrando i Parentalia (festa dei parenti morti), non mancavano di portare piccoli doni su ogni tomba. I più comuni erano: grano, sale, pane inzuppato nel vino, e specialmente fiori.
I Parentalia si chiudevano con i Feralia (festa dei morti in generale). Insomma, ce n’era per tutti, anche per quei personaggi che in vita non erano stati, propriamente, esempi di virtù.
Tornando a pochi anni fa, la mattina del primo novembre si snodavano per le vie dei nostri paesi, mesti cortei di donne e uomini vestiti di scuro. Cortei che partendo dalla chiesa raggiungevano i cimiteri, mentre i campanili battevano le ‘settime’: lenti rintocchi monotòno, provenienti da una sola campana.
In quei giorni nessuno poteva esimersi dal visitare il cimitero e pregare per i defunti. E si diceva che nella notte fra il 1° e il 2 novembre, i morti facessero visita alle loro antiche dimore. Per questo, ritenendoli stanchi per il lungo viaggio, era usanza, specialmente a Bagni di Lucca e a Fabbriche di Casabasciana di accoglierli nel migliore dei modi.
La mattina del due novembre, uomini, donne e bambini dovevano alzarsi prestissimo, per mettere i loro letti a disposizione dei cari estinti. Rientrando alle loro case, i morti dovevano trovare un lume acceso, un secchio d’acqua e un po’ di pane sulla tavola. In alcuni paesi si lasciava il letto disfatto, in altri rifatto. In altri ancora le vedove, cambiavano le lenzuola, per un riguardo al marito che quella notte doveva dormirci.
La tradizione, di origine celtica, si diffuse prontamente a macchia d’olio in tutta Europa. I morti tornavano a casa anche in Sicilia, tanto che i ragazzi li aspettavano con trepidazione. Alla sera, appendevano nelle loro camere o fuori della finestra una scarpetta o un cestello dove i cari estinti riponevano dolci, fichi secchi ed anche giocattoli.