Passate di moda le cinture di castità?
A quanto pare, il primo a servirsi della cintura di castità, fu Efesto, dopo aver sorpreso la bellissima moglie Afrodite a letto con Ares, fratello di lui. Il fatto è riportato da Omero nell’Odissea. Passarono secoli e di questa speciale cintura studiata per sedare i bollori uterini non se ne parlò più: dimenticata.
Occorse reinventarla allorché i fiorentini si accorsero che le loro donne non erano proprio quel fiore di virtù che si andava decantando. Così nel secolo XIV riapparvero in Italia con il nome di “cinture fiorentine” e anche “cinture di Venere”. Si trattava di una armatura metallica larga tanto da coprire interamente il sesso, e munita di piccole aperture per lasciar defluire il “peso superfluo del corpo”.
Il fatto che non se ne parlasse più per diverso tempo, non vuol dire che fossero sparite dalla circolazione, ma semmai che il maschio si vergognasse un po’ di questa invenzione frutto della sua gelosia.
Processato il marito geloso
Che non fosse sparita almeno l’idea di costruirsela al bisogno, ce lo conferma un processo avvenuto nel 1949, a carico di un salariato agricolo residente a Castelnuovo Scrivia. Il fatto è riportato da “La Nuova stampa” edizione del 28.11.1951.
Sposato da oltre 30 anni con nove figli all’attivo, l’imputato aveva il piccolo difetto di essere maledettamente geloso della moglie Albina. Fece confezionare, su suo disegno, da una sarta del paese la “cintura di venere” servendosi di una tela rigidissima ed obbligando la moglie ad indossarla.
La povera donna oltre a sopportare, questa specie di corazza, ben chiusa da un lucchetto metallico, sopportava con pazienza anche l’umiliazione di dipendere dal marito per il soddisfacimento dei propri bisogni fisiologici.
Un giorno che il marito doveva assentarsi da casa per un periodo più lungo del solito, lei ebbe la “sfacciataggine” di chiedergli la chiave. L’uomo interpretò quelle parole, “come una manifesta volontà di tradirlo e invaso da un morboso eccesso di gelosia, prese a colpirla ripetutamente a schiaffi e pugni”.
Fu così che lei colse l’occasione per denunciare ai Carabinieri non soltanto le percosse ricevute, ma anche quell’attrezzatura impostale dal marito a tutela del suo onore.
Andò il processo ed il marito geloso fu condannato ad allontanarsi dalla famiglia per trascorre due anni in manicomio.
Si usano anche oggi
Anche oggi, evidentemente, c’è qualcuno che ne fa uso. Basti fare una breve ricerca su internet e ne troverete per donna e per uomo, di tutti i tipi, di tutte le misure, diamantate ed anche a buon mercato.
Attenzione però: siate prudenti, perché, usandole su vostra moglie, potreste finire in manicomio come capitò ad Algisto, salariato agricolo.