Rientrare in santo per la salute dell’anima e del corpo.
Quegli animali da offrire in olocausto e per l’espiazione dei peccati, nel tempo sono stati sostituiti da altri generi, per lo più commestibili. Del resto anche il nome della cerimonia “Purificazione di Maria”, fu cambiata in quella meno impegnativa di “Rientrare in santo”. Questa pratica si è protratta almeno fino al 1990 e forse anche più tardi in alcuni paesetti dispersi nelle plaghe delle nostre montagne.
Passati, dunque, i quaranta giorni la puerpera, accompagnata da un’amica (in alcuni paesi, da una bambina), si presentava alla porta della chiesa con una candela e con una dozzina d’uova per il prete, che l’aspettava con cotta bianca, stola viola, aspersorio ed il chierichetto che reggeva il secchiellino dell’acqua santa. Dopo una breve preghiera, la benediva, le permetteva l’ingresso nel tempio del Signore e l’accompagnava all’altare: di nuovo era diventata pura fino al parto successivo, che fino alla metà del secolo scorso, avveniva a cadenza annuale.
Non soltanto il “rientrare in santo”, restituiva pace all’anima della “peccatrice”, ma anche la preservava da spiacevoli inconvenienti. Ad esempio, essa si assumeva un grosso rischio se usciva di casa dopo l’Ave Maria, prima di essere stata ammessa in chiesa. Quando fosse stato proprio necessario farlo, doveva mettersi in capo una tegola (si usava in Lucchesia in genere), ad evitare che qualcosa, dall’alto, le piombasse in testa e la ferisse a morte.
Se si doveva considerare “peccatrice” colei che aveva messo al mondo un figlio, allora diventava incomprensibile quel passo della Genesi (9,1), quando Dio benedice Noè e i suoi figli e dice loro: “Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra”.
O quando Gesù dice: “Lasciate che i pargoli vengano a me” (Marco 10,14).
Era anche la Madonna una peccatrice? Forse per la Chiesa di quel tempo, ma non dopo l’8 dicembre 1854, quando il Papa Pio IX affermò che Maria aveva concepito senza peccato. Dunque, perché dover cancellare una colpa, quando non esiste una colpa da espiare?
Si evidenziavano, così, controsensi e domande cui era difficile dare una risposta. La Chiesa dopo duemila anni (un tempo un po’ troppo lungo, non vi pare?), poco alla volta, ha cercato di smorzare le luci dei riflettori su questa giornata della Purificazione di Maria, fino a farla dimenticare, per puntarle su quella di Presentazione al Tempio di Gesù, che ricorre sempre oggi, 2 febbraio.
Questa giornata è conosciuta anche come Candelora, per la processione notturna che fin dal VII secolo si svolgeva a Roma con ceri accesi verso la basilica di Santa Maria Maggiore e sull’esempio di quella che i pagani dedicavano alla dea Giunone.
E’ la giornata in cui vengono benedette le candele, simbolo della luce della verità divina, della fecondità e della purificazione. Un tempo, dopo la benedizione, le candele venivano conservate per accenderle in caso di calamità naturali o in caso di malattie dei componenti la famiglia o degli animali da lavoro.
Immagine: “Donna alla finestra” di Friedrich Caspar David (1818). Si conserva presso lo StaatlicheMuseen di Berlino.