Stasera vino e mondine, ma … attenzione alle donne mestruate
Ieri ho raccontato di San Martino di Tours che insegnò ai francesi ed agli italiani a governare (concimare) la vigna, se volevano ottenere un vino degno di quel nome. E probabilmente insegnò loro anche altri segreti, che ancora oggi vengono tramandati da padre in figlio. Per ringraziarlo, fu dato inizio alla tradizione di travasare il vino nel giorno dei suoi festeggiamenti.
Ed eccolo, il vino novello, spirituale, spumeggiante, allegro: si beve in compagnia, scalda e innamora. Il vino rende lieta la conversazione, fa dimenticare il corona virus ed i debiti. Per questo gli osti chiedono di pagare prima di mescerti il quartino.
Beviamolo davanti al caminetto, dove vengono abbrustolite padellate di castagne, che da noi si chiamano ‘mondine’ o ‘bruciate’. Mondine al fuoco vivo, accompagnate da una bella paiolata di “ballocciori” (ballotte o castagne bollite).
Bevo il vino vecchio ed il nuovo, e mi curo dai vecchi e dai nuovi mali – soleva dire Marco Terenzio Varrone, letterato, grammatico, militare e agronomo romano.
Il vino novello, che meraviglia! Pensate a quanto è remota la religione del vino! Anticamente veniva impiegato nei riti sacri e poi nobilitato nella Messa, come simbolo del sangue di Gesù Cristo.
Attenzione però a non farlo toccare da una donna mestruata! Secondo Plinio, il vino diventerebbe aceto.
“Ancora oggi, in varie parti d’Europa, si crede che, se una donna mestruata entra in una distilleria, la birra diventerà acida; il suo tocco fa andare a male non solo la birra, ma anche il vino, l’aceto o il latte …”[1]
Il vino quando non la impasta, scioglie la lingua. Lo sapevano i lucchesi e per questo ne offrivano generose porzioni ai predicatori quaresimali, che diventavano insuperabili nel descrivere le fiamme dell’inferno. Un bicchiere di troppo li portava perfino ad inventarsi nuovi peccati, come se quelli canonici non bastassero.
[1] Frazer, J. G., Il ramo d’oro.