Telefoni bianchi e cucine di formica
Anche questa è storia lucchese. Si era agli inizi degli anni “cinquanta”, quando in Italia si cominciò a scimmiottare il modo di vivere borghese e spregiudicato degli americani del nord, conosciuto ed ammirato attraverso i film allegri e spensierati dei “telefoni bianchi”. Si cominciarono a demolire i fornelli “murati” che occupavano tanto spazio nelle cucine. Fu una corsa a disfarsi dei tavoli di legno massello troppo pesanti, delle credenze annerite dal fumo e dagli anni. Ciò era necessario per sostituire il vecchiume con inconsistenti ed impersonali fornelli a gas e dotarsi di cucine tutta formica, che oggi ci appaiono impresentabili. Erano costituite da mobili leggerissimi, lucidi e colorati. Quando si sporcavano, bastava un panno appena inumidito, per farli tornare a splendere.
I pezzi antidiluviani abitualmente venivano buttati o ceduti gratis; anzi, a volte si riconosceva qualcosa, almeno il viaggio, a chi ce ne liberava. Quarant’anni più tardi siamo tornare a comprare, ai mercatini di antiquariato, quello che avevamo gettato, pagandolo a peso d’oro. Tutto ciò per stare al passo con i tempi.
Negli anni cinquanta non c’era ancora l’abbondanza di oggi di mezzi motorizzati, per effettuare le consegne, ma il mondo andava di fretta ed esigeva trasporti rapidi. Così si ricorreva al trasporto animale, poco rumoroso e per nulla inquinante.
In questa foto, più significativa di mille parole, vediamo, un carrettino su quattro ruote, con tanto di scritta pubblicitaria della ditta “Fanucchi” di Porcari, trainato da un cane (forse un pastore belga, perché allora come oggi si prediligeva l’esotismo, tanto più per i mezzi di locomozione!). Il ragazzo che conduce il mezzo “animalizzato” è in procinto di effettuare la consegna di un bianchissimo splendente fornello a gas a tre fuochi.