Tutti più belli con l’acqua di San Giovanni
Signore e signorine, provate: non costa nulla! Fate come le ragazze di una volta che nella notte tra il 23 ed il 24 giugno mettevano fuori della finestra una bacinella piena d’acqua con la quale lavarsi all’indomani. Anche voi otterrete una pelle liscia come un petalo di rosa ed il vostro innamorato vi offrirà il “topo di spigo” per profumare la biancheria.
Ovviamente questa cura di bellezza vale anche per gli uomini.
Alzatevi di buon mattino e a piedi scalzi raccogliete rugiada
Volete far sparire quelle rughe che tanto vi ossessionano? Alzatevi di buon mattino e raccogliete la rugiada che imperla i fili dell’erba; mettetela in boccette e conservatela per sparmarla ogni giorno sulla pelle, là dove c’è bisogno. Voi stesse potrete rendervi conto ben presto dei benefici ottenuti. Quell’acqua così raccolta, risulterà prodigiosa anche per curare orzaioli, scabbia e sciatica.
E se vorrete ottenere il massimo dalla vostra alzata all’alba per raccogliere rugiada, o guazza, come si dice in Lucchesia, scalzatevi e camminate sull’erba umida: quel contatto vi preserverà da ogni malanno.
I panni senza tarme ed il pane senza lievito
Le massaie, in quella notte, esponevano i panni di lana alla “guazza” di san Giovanni per preservarli dalle tarme, ed impastavano una manciata di farina che durante la notte sarebbe lievitata miracolosamente, per servire alle successive fornate di pane.
Questi ultimi prodigi, venivano sintetizzati, con un aforisma: “…per San Giovanni ruma la pasta e rinfresca i panni”.
Vi domanderete anche perché si diceva “San Giovanni non vuole inganni”. Si diceva così perché era noto che il santo non sapeva mentire, diceva sempre la verità, come quando riferì della tresca fra Erode Antipa ed Eroide, che gli costò il taglio della testa.
Le ragazze interrogavano San Giovanni
Allora le ragazze approfittavano di tanta sincerità, per sapere esattamente chi fosse l’uomo a loro destinato. Questo era il sistema usato Casabasciana: “… in quel giorno, così famoso nella tradizione popolare, le nostre ragazze struggono del piombo nella paletta o in una casseruola e lo gettano in una catinella piena di acqua. La figura che prenderà il piombo liquefatto darà la risposta: se esso presenterà vagamente l’ immagine di uno schioppo, il futuro sposo sarà un cacciatore, se l’ immagine di un’ ascia sarà un falegname; se di una mestola un muratore, se di una vanga un contadino, ecc. ecc. ”.
Questo cerimoniale, identico anche nel senese , si ripeteva tra il 23 ed il 24 giugno di ogni anno perché era noto che san Giovanni Battista propiziasse gli incontri fortunati per le ragazze da marito.
Da altre parti le ragazze affidavano il vaticinio all’albume versato in una catinella d’acqua che veniva esposta, nella notte precedente la ricorrenza, a prendere la guazza.
A domani per la continuazione dei tanti prodigi collegati a questo giorno.
Nella foto: un prato sulle Dolomiti