Un amore dei tempi di Carlo Ludovico
Abbiamo letto la missiva del sedicenne Pietro e ne siamo rimasi meravigliati principalmente nel constatare come siano cambiati i tempi in tema di approcci amorosi. Il sedicenne di oggi non è neanche lontanissimo parente di quello del 1839.
Pietro continuava a frequentare il Real Collegio Carlo Ludovico, che si trovava e, come edificio si trova, dietro la Chiesa di S. Frediano, verso la salita delle mura. Questa scuola voluta ed istituita da Elisa Bonaparte Baciocchi nel 1807, era frequentata da giovani “di nobile e civile condizione” e per la qualità dell’insegnamento, godeva di una lusinghiera reputazione in tutta Italia. Era la scuola ideale per passare poi al Liceo Pubblico dove si facevano studi superiori di Legge, di Medicina, di Matematica e di tantissime altre materie e dove si poteva conseguire la Laurea, ovunque riconosciuta come quelle delle altre Università d’Italia. L’Istituto fu chiuso intorno al 1930. Ma torniamo a parlare dell’amore di Pietro per Antonietta.
Possiamo soltanto immaginare con quale trepidazione il nostro Pietro attendesse la risposta dalla bellissima Antonietta. Finalmente, grazie alla complicità della domestica Emilia, la lettera arrivò, ben nascosta tra le pagine de “I Promessi Sposi”.
“Avvicinatala alle mie labbra per baciarla, sentii un grazioso profumo di patchouli. Quanto io ero felice in quel momento! Subito l’apersi…”
“Pregiato signore
Ho ricevuta la sua lettera e mi è grato sentire dalla medesima i sentimenti che ha verso la mia persona, la quale certamente non è meritevole di tanto. In essa mi dice che io le sono simpatica, e questo io posso crederlo, perché è una cosa che dipende dal gusto che ciascuno può avere più per una che per un’altra persona, il quale forse può averla illusa sul mio merito e sulla mia bellezza, a cui io non ho mai dato importanza, avendo continuamente a mia disposizione il mezzo di disingannarmi, cioè lo specchio.
V.S. mi protesta il suo più ardente amore, ed a questo è mio dovere di non credere troppo facilmente, avendo inteso ripetutamente dire che loro Signori Uomini sono troppo facili a prometterlo ed a dichiararlo a chi meglio loro talenta. Non si offenda garbato signore, di questa mia maniera di scriverle, perché dipende dal mio franco sentire, che mi rende avversa ad ogni simulazione, per la qual cosa le dirò che se io conosco e ho presente il suo sembiante, sono ben lungi dal credermi di conoscere i nascondigli del suo cuore.
La saluto distintamente, ed attestandole il mio rispetto, passo a segnarmi
Sua dev.ma Serva”.
Pietro fu molto sorpreso da questa risposta, nella quale “…ravvisavo come un celato disprezzo e una indifferenza verso di me …”. Così gettò la lettera in un secretaire, con qualche lacrima di sdegno. Poi andò a cercare rifugio e consolazione nella musica, lui che era un appassionato suonatore di flauto. Non finì la giornata, senza che riprendesse quella lettera fra le mani e la rileggesse più e più volte, analizzando parola per parola. Alla fine pervenne alle seguenti conclusioni:
-non c’era disprezzo né indifferenza in quella lettera;
-in nessun punto lei rifiutava quell’amore.
Pietro allora si consolò e senza alcun indugio, si mise a rispondere alla bella Antonietta. Come ogni amore, non ebbe però vita facile …
3 Commenti. Nuovo commento
Altri tempi!Anche se in parte,noi di una certa età,abbiamo vissuto circostanze analoghe.Grazie di queste storie.
Mai ci saremmo sognati però di scrivere una lettera ad una ragazza come quella scritta da Pietro F. E’ certo che i nostri 16 anni erano ben doversi dai 16 anni di oggi. Erano meglio? Peggio? Difficile dirlo bisognerebbe aprire un tavolo di discussione. Chissà a quali conclusioni ci porterebbe!
Il Real Collegio una volta chiuso nel 1930, fu riaperto dopo la guerra per ospitare i rifugiati della Dalmazia scappati per non essere uccisi dai Titini nelle Foibe. Tra gli ospiti c’era la famiglia Andretti. Il figlio Mario ancora bambino e futuro grande campione in diverse categorie di gare automobilistiche, andò a lavorare come meccanico, in via della Cavallerizza da Carlo Andreini. Successivamente ritornò ad essere sede di scuola.