Un grave lutto colpisce Paolina Bonaparte a Bagni di Lucca
Il Metternich dice che Paolina Borghese, sorella di Napoleone Bonaparte, fosse bellissima e che l’unica sua occupazione fosse il piacere nel senso più ampio. Il “piacere” nel vivere, “piacere” agli altri e a sé stessa nel guardarsi allo specchio. Lo stesso Napoleone riconosceva che Paolina era la più bella donna dei suoi tempi. A noi non resta che ammirarla nell’opera del Canova conservata a Roma nella Galleria Borghese (riprodotta nell’immagine), e convenire che non era per niente male.
Ai tempi in cui Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) era solito fare due bagni all’anno ed altri eminenti personaggi dell’epoca, anche una sola volta nella vita, lei lo faceva tutti i giorni nel latte di asina. Pare che sia stata lei a utilizzare, per prima, un cestello traforato che un servo le teneva verticalmente ad una ventina di centimetri sopra la testa, mentre un altro vi versava acqua o latte tiepido, precorrendo così la funzione della doccia.
Aveva però un piccolo difetto: come sua madre Letizia, era tiratissima, diciamo tirchia, e questo segna un punto a favore di chi sostiene la sua discendenza lucchese. Al contrario di sua madre però, una vera plebea che l’inaspettata ricchezza le aveva conferito una insopportabile arroganza, lei, Paolina, era molto gentile e di buone maniere.
Racconta l’Abate Giuseppe Chelini, che durante il loro soggiorno ai Bagni di Lucca, madre e figlia si accordarono con il fornaio che ogni sera avrebbe dovuto riprendersi indietro gli avanzi del pane, e restituire il giorno dopo, per lo stesso peso, pane fresco. C’era un Cappellano che sperava tanto in una ricompensa in denaro dopo i tanti servigi resi alla due Gran Dame (messe, vespri, omelie e novene a comando ed ogni altra incombenza), invece si dovette accontentare del titolo di Monsignore, tanto a loro non costava nulla.
Eppure Paolina era ricchissima. Il primo marito, generale Victor Emanuel Leclerc, sposato nel 1797, morì nel 1802 lasciandole in eredità 16 milioni di franchi. L’anno successivo, su richiesta del fratello, sposò il principe Camillo Borghese di cinque anni più anziano.
Riporto un fatto tristissimo che le capitò durante il suo soggiorno a Bagni di Lucca nel 1804. Paolina aveva un figlio di 7 anni avuto dal primo marito. Lo aveva lasciato a Roma, “sotto buona custodia”, racconta il Chelini. Non si sa come, questo ragazzino morì ed un corriere partì da Roma per darne notizia a Lucca. Chi ricevette il messaggio pensò di non farne parola con la Paolina per “non rattristarla”, in considerazione del fatto che in quei giorni non stava molto bene. Ne parlavano i giornali, ma lei rimase all’oscuro di tutto. Qualche giorno dopo, dovettero darle la terribile notizia.
“Allora ella- racconta il Chelini – dette in smanie e convulsioni incredibili e dipoi si rase da sé stessa tutti i capelli della testa e per un corriere gli mandò a Roma acciocché fossero messi nella cassa del defunto suo figlio.”
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Una gran bella descrizione fisica e psicologica di questa Signora. Sebbene affascinante e ricca non era tuttavia felice. Il narratore lo fa capire coi fatti. Proprio come i una scena di teatro.
E’ proprio così. Nonostante i suoi soldi e la sua bellezza ebbe una vita assai infelice. Da giovanissima ebbe una cocente delusione amorosa: scoprì che l’uomo da lei amato, Louis Freron, aveva moglie e tre figli. Morì giovanissima, per un cancro al fegato.