Un personaggio dantesco lascia il suo cuore a Lucca
Non tutti ne sono a conoscenza, ma nella nostra città ed esattamente nella chiesa di San Francesco, riposa il cuore di Ugolino Visconti. O meglio: riposava, perché quel cuore, conservato in una cassetta per 450 anni, imbalsamato insieme ad altre viscere, fu perduto (forse distrutto), durante il rifacimento della cappella ospitante, avvenuto nel 1746. Oggi si può vedere soltanto una lapide scritta in latino, che lo ricorda: “Hic est cor, illustris viri domini Ugolini iudicis Gallurensis et domini tertiae partis regni calaritani” (Qui è il cuore dell’illustre nobile Ugolino, giudice di Gallura e signore della terza parte del regno cagliaritano). Chi vuol vedere la lapide, vada nella cappella di destra della chiesa, entrando.
L’incontro con Dante
Dante Alighieri lo incontra nell’Antipurgatorio, fra i principi negligenti (Canto VIII), che scontavano una pena, tutto sommato, leggera: rei di trascurare il loro benessere spirituale per il bene del loro paese.
Il sommo Poeta ce lo presenta come Nin, giudice di Gallura. I due si stimavano molto e si erano incontrati più volte, nella vita terrena, forse a Firenze.
Ver’ me si fece, e io ver’ lui mi fei:
giudice Nin gentil, quanto mi piacque
quando ti vidi non esser tra ‘ rei!
A sua volta, il giudice si meraviglia di incontrare in quel luogo dei morti, un essere vivente e implora l’amico di dire alla figlia Giovanna, di pregare per lui, in quanto la moglie Beatrice (d’Este), nel 1300, aveva dismesso il lutto, risposandosi con Galeazzo Visconti, signore di Milano.
Al poeta che tanto, nelle sue rime, ha parlato d’amore, confida:
Per lei assai di lieve si comprende
quanto in femmina foco d’amor dura,
se l’occhio o ‘l tatto spesso non l’accende.
Nino Visconti, succeduto al padre Giovanni fu giudice di Gallura in Sardegna, dal 1276 al 1296. Cittadino potentissimo di Pisa aveva governato la sua città insieme al nonno materno Ugolino della Gherardesca, finché inimicatosi con lui, nel 1288 fu cacciato da Pisa, ad opera dell’arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini e della nobiltà ghibellina.
Da questo momento in poi sarà un acerrimo nemico della città natale, divenendo capo di parte guelfa nel 1293. Si schiererà con i guelfi genovesi, fiorentini, ed in particolare con i Lucchesi.
Era questa una alleanza oltremodo significativa, per l’inimicizia che aveva da sempre caratterizzato i rapporti fra le due città. Addirittura dispose, in spregio a Pisa, che dopo la sua morte, il suo cuore dalla Sardegna, fosse portato alla città di Lucca, per la sepoltura nella chiesa del Convento dei Frati Minori di San Francesco.
Come giudice fu implacabile contro i malfattori e condannò a morte un frate di nome Gomita, suo cappellano, sorpreso ad incassare tangenti.
Se vivesse oggi, un giudice così, potrebbe riempire di casse da morto decine e decine dei più grandi stadi.
La morte lo colse in Sardegna, appena trentunenne, nell’agosto del 1296.
Nel ritratto: Beatrice d’Este.