Un ricordo di Felice Del Beccaro
A Lucca, ci sono personaggi, conosciutissimi fino a poco tempo fa, e che oggi sono quasi dimenticati nonostante l’importanza che hanno avuto per la nostra città.
Con questo articolo voglio ricordare uno di loro, Felice Del Beccaro, nella ricorrenza della sua nascita avvenuta il 19 Luglio 1909.
Carlo Gabrielli lo ricorda così: “Critico letterario dì statura europea, professore di lingua e letteratura italiana alla Sorbona di Parigi che trovò tempo e passione anche per la storia del folclore lucchese”.
Professore alla Sorbona
Come professore di letteratura, iniziò ad insegnare presso l’Istituto Tecnico Francesco Carrara di Lucca, ma già nel 1952 lo troviamo in Francia, come Lettore di Lingua e Letteratura Italiana all’Università di Lille, poi a Bruxelles e infine alla Sorbona dal 1957 al 1970. Con la Sorbona e con l’Università di Nanterre continuerà a collaborare fino al 1976. Fu titolare della cattedra di Lingua e Letteratura Italiana all’Università di Trieste.
Nonostante i suoi continui viaggi all’estero, il professore restava ben ancorato alla sua Lucchesia. La sua tesi di laurea fu dedicata ad un personaggio lucchese di cui ho scritto ieri: “Adolfo Antognoli”.
Divorava tutto quello che c’era da sapere di Lucca, scriveva della sua storia, delle sue tradizioni e dei suoi personaggi.
Noto è il libro “Storia del linchetto” e la raccolta “Canti de la mi’ tera”; ma anche dobbiamo citare “Il paesaggio di Pinocchio, L’uomo Collodi”, e anche “Tobino”, dedicato al medico letterato, coetaneo ed amico fraterno.
Nel mondo accademico si fa ancora riferimento ai suoi saggi: “Dante e la Francia” e “Guida allo studio della letteratura italiana”.
Fu un profondo conoscitore di Giovanni Pascoli, del quale ne scrisse in più saggi, e ne raccolse le lettere in un volume dal titolo “Lettere agli amici lucchesi”.
Iniziò la sua attività pubblicistica fin da giovanissimo, ottenendo notevoli riconoscimenti. Collaborò con molti quotidiani, pubblicando articoli, racconti, poesie, recensioni su autori contemporanei.
Diresse la “Rassegna lucchese”, un periodico, cui collaborarono fin dalla sua prima apparizione nel 1950, le firme più prestigiose della cultura italiana. Era uno studioso scrupoloso, appassionato e per questo non sopportava quel dilettantismo portato a considerare la cultura “ … alla stregua di un ozio domenicale, di un passatempo o di un hobby”.
Nel 1972 insieme a Renzo Negri fondò il periodico letterario “Italianistica”.
Voleva far rivivere il Caffè Caselli
Con Giuseppe De Robertis, cercò di rinverdire la fama del Caffè Caselli, fissandovi la sede del Circolo culturale “Renato Serra”, al quale partecipavano anche Emilio Cecchi, Giorgio Pasquali, Enrico Pea, Mario Praz, Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti, Daniel Rops, Georges Duhamel, Maurice Genevoix e Robert Lowell. Tutti nomi che, con i grandi e grandissimi del passato, dove primeggia quello del Pascoli, sono incisi in una lapide collocata ad una parete del Caffè.
Un’idea da copiare per la riapertura dell’antico Caffè
Quella di Felice Del Beccaro potrebbe essere ancora oggi un’idea da sfruttare per tentare di far rivivere quel tempio di cultura, noto come “Caffè Caselli” e poi “Di Simo”. Si potrebbe costituire all’interno del Caffè, un Circolo culturale che pagasse un canone di locazione alla gestione.
Il Circolo creato per un così nobile scopo e ben funzionante, potrebbe ricevere tantissime adesioni dal mondo della cultura non soltanto locale e con l’incasso delle quote sociali e con il ristorno di un contributo annuale che l’Amministrazione comunale non farebbe di certo mancare, potrebbe essere riaperto, finalmente, questo prestigioso Caffè che ha dato tanto lustro alla città di Lucca.
Felice era fratello di Rodolfo, capo redattore de La Nazione di Lucca.
Il professor Del Beccaro, cui l’Amministrazione comunale ha dedicato una via, morì nella nostra città il 18 maggio 1989.
Nella foto del novembre 1947: Felice Del Beccaro è il primo a destra. Sono con lui, da sinistra: Giuseppe Ardinghi, Edoardo Taddeo, Salvatore Quasimodo e Gaetano Scapecchi.
2 Commenti. Nuovo commento
Caro Giampiero,
la foto che riproduci nel tuo blog dedicata a Felice Del Beccaro mi fa fare un salto indietro agli anni ’50 del secolo scorso quando ,alla Scuola media statale “G.Carducci” in piazza s. Ponziano ho fatto le medie avendo come professori ,tra l’altro, Giuseppe Ardinghi che, pur insegnando a giovinetti di 11/12 anni , già ci parlava di De Chirico, di Balla ,di Carrà con i quali era sodale e della loro magnifica pittura e Edoardo Taddeo che ,allora ,ci fece scoprire Garcia Lorca e il suo maestro Juan Ramon Jimenez e autori italiani quali Enrico Pea, che essendo spesso a Lucca ,dove aveva la figlia e i nipoti, fece venire nella nostra classe a parlarci della sua esperienza letteraria, ma anche di Giuseppe Ungaretti e di altri autori italiani del Novecento.
Quanto alla tua idea per il” Caffè Caselli” ,sarò pessimista, ma credo che rimarrà una bella ma inattuabile idea ,perchè devi considerare che Del Beccaro riuscì a far magistralmente rifiorire quello storico locale soprattutto perchè era Del Beccaro e aveva intorno a sè ,a Lucca ,una cerchia di autori e intellettuali di prestigio che con la loro opera hanno concorso a formare il Novecento letterario italiano .Non parliamo poi delle conoscenze e frequentazioni letterarie ,e non solo ,che Del Beccaro aveva in Italia e all’estero.
Adesso chi c’è a Lucca che spicchi ,non dico al pari di Del Beccaro, ma che ,insomma, si distingua come letterato ed intellettuale? C’erano ,fino a poco tempo fà persone come Cesare Garboli o ,nel settore musicale ,Herbert Handt ,ma purtroppo sono scomparsi .C’è tuttora ,come lucchese di grande caratura intellettuale, Marcello Pera che all’epoca della sua presidenza del Senato ha fatto grandi cose per Lucca; adesso mi sembra che si sia eclissato ,se non addirittura scomparso, dalla scena culturale lucchese.
Quindi ,concludo ,il panorama culturale lucchese naviga in acque stagnanti ,per cui non vedo reali prospettive per dar vita alla tua bella idea.
Fammi sapere. Saluti.
Glauco
Sono perfettamente d’accordo con te che far rivivere il Caselli, è operazione tutt’altro che facile. La mia proposta intendeva riportare in luce l’argomento, perché qui a Lucca, come fa presto ad accendersi l’interesse su una proposta, altrettanto fa presto a spengersi. E’ vero anche che a Lucca non ci sono più personaggi del calibro di Felice Del Beccaro, però, seppur minori, se ne trovano ancora da poter dar vita ad un importante circolo culturale. L’Amministrazione di Lucca dice (almeno a parole) che è pronta a sostenere una iniziativa volta a riattivare un museo culturale quale il Caffè Caselli e poi Di Simo. E’ ovvio che non può dare un contributo ai privati per la gestone del Caffè, ma lo potrebbe dare ad un Club culturale. Il privato gestore dovrebbe sottoscrivere un contratto di locazione con la proprietà, che prevedesse il subaffitto. Il subaffittante circolo culturale potrebbe corrispondere un canone ricavandolo in parte dalle quote di tesseramento dei soci ed in parte dal contributo erogato dall’Amministrazione comunale a sostegno del circolo stesso. Con un po’ di fantasia e di iniziativa, il circolo potrebbe conseguire altri introiti dalle sue attività.