Una vanità della gente di campagna: le campane
Abbiamo visto il larghissimo uso che, fin dall’antichità, si faceva delle campane. La loro funzione era quella, insostituibile, di allertare e comunicare. Il loro linguaggio infatti richiamava a raduno, avvertiva di un pericolo, invitava alle funzioni di chiesa, segnalava una morte, un funerale, un matrimonio, il giorno di festa.
Potevano essere anche meno generiche e suonare ‘a fuoco’, o ‘ad acqua’, per richiamare la comunità in aiuto del prossimo. A Firenze, la campana del Bargello suonava “a gogna” durante l’ora della pubblica esposizione del reo.
Il loro suono poteva essere un rintocco e portare dolore o uno stormo ad annunciare la festa. Il loro rumore poteva mitigare i disastrosi effetti di un temporale in arrivo.
C’erano poi campane speciali, come quella della ‘smarrita’ di Altopascio, o quelle dell’oratorio del SS. Crocifisso e della chiesina di San Bartolomeo in Pizzorna che suonavano per orientare i viandanti e condurli ad un sicuro riparo.
Alcune poi diventavano leggenda: si racconta che ancora oggi la campana della fortezza di Montecarlo, suoni nei momenti di pericolo. Come fece nel lontano 1314, quando Uguccione della Faggiola attaccò il Cerruglio uccidendo persone e distruggendo quanto incontrava sul suo cammino.
Suonavano all’una di notte «per il tempo e per il bene» come si legge in un documento dell’Archivio parrocchiale di Porcari, che risale al 10 febbraio 1765.
Era usanza inoltre che suonassero l’ultima sera di Carnevale, un doppio che annunciava la fine del periodo di spensieratezza e l’inizio del periodo quaresimale, di penitenza e di riflessione. Il loro suono doveva essere argentino e rotondo e non avere alcun minimo difetto nemmeno per gli orecchi dei veri intenditori. Per questo, ogni comunità non guardava a spese quando si trattava di acquistare le campane. Si faceva a gara a chi le avesse più grandi, più belle, più melodiose: una battaglia, insomma, combattuta a suon di doppi.
Non si guardava a spese quando si trattava di acquistare le campane. Dovevano essere le più grosse in maniera che il suono si propagasse lontano, e le più armoniose da stupire la vallata.
Il campanile di Porcari porta ancora i segni della rimozione della campana maggiore, requisita su ordine di Mussolini per fini bellici. Fu tolta la colonna della finestra posta più in alto per permetterne l’uscita.
Il fenomeno viene preso in considerazione dal marchese Mazzarosa, che lo ascrive fra le ‘debolezze’ dei contadini lucchesi. Afferma: “Una loro vanità non può lodarsi, che gli porta a sprecare denaro in campane. Si fa a gara tra le parrocchie vicine per averle di maggior peso e di miglior suono; né mai è finito di fondere e di gettare… Presto è trovato il modo con guastarle, di fare in tutti nascere la voglia di qualche cambiamento”.
A volte non occorreva neppure guastarle per ricorrere ad una nuova fusione. Bastava che prendesse corpo la voce che una delle campane non era in sintonia con le altre perché si pensasse subito al ‘malocchio’. Era questa una maledizione ad effetto che scaturiva dalla somma ammirazione mista ad invidia di qualche comunità vicina.
Prima di alloggiarle nella torre campanaria, dovevano essere sottoposte ad una solenne benedizione, impartita dall’Arcivescovo in persona.
La dimostrazione di quanto fossero amate la si ebbe quando Mussolini nel 1942 decretò che ogni parrocchia doveva donare alla causa della guerra una campana per produrre cannoni. Ci fu una vera e propria mobilitazione nelle nostre comunità che escogitarono i motivi più strani per non consegnarle.
Chi non riuscì nell’intento, si dovette rassegnare ad assistere alla loro rimozione, con gli occhi pieni di lacrime, ma, qualche giorno prima, come successe a Porcari, la comunità volle registrare per l’ultima volta quella voce diventata così familiare, facendo venire una ditta specializzata da Bologna, in grado di catturarne il suono a futura memoria.
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Se non ricordo male una delle migliori fabbriche di campane era situata in Borgo Giannotti a Lucca. Era presa in considerazione per la qualità del suono e per la grandezza della campana che poteva costruire.