Viene a Lucca per tre giorni e si trattiene 18 anni
Georg Christoph Martini, nacque a Bad Langensalza, città della Turingia in Germania nel 1685. Si legge nella sua biografia su Wikipedia, che fu “pittore, scultore, scrittore archeologo, antiquario tedesco” e che “nel 1722, partì da Vienna, dove si trovava da un paio di anni, alla volta dell’Italia per approfondire ed affinare le sue conoscenze artistiche, insieme ad altri tre giovani artisti… Visitò Trieste, Venezia, Roma, Napoli nell’aprile del 1723, finché nel 1727 si fermò a Lucca”.
Venuto da noi, per starci tre giorni, vi si fermò, invece, 18 anni, fino alla sua morte, avvenuta il 21 dicembre 1745. Ecco perché ne parlo oggi, anniversario della sua morte.
Nella nostra città era conosciuto come “il pittor Sassone” e come un insaziabile curioso: chiedeva tutto, voleva sapere, annotava nei suoi appunti i fatti, faceva schizzi di paesaggi, palazzi e ville, come per imprimerseli nella memoria. Lasciò il suo cuore alla città di Lucca, ma anche numerosi acquarelli, pitture, testimonianze. Il suo libro dal titolo “Viaggio in Toscana (1725-1745)” è un interessante fonte di informazioni.
Oggi, scriverò soltanto di un episodio, riportato nel libro e, alla prossima occasione dei suoi dipinti.
Il fatto riguarda una battuta di caccia nel lago di Sesto che come sappiamo, nei tempi fu il più esteso della Toscana ed aveva anche un suo porticciolo a Lucca, in località “La formica”.
A fucilate sul lago di Sesto
Racconta che all’inizio dell’inverno, andò a Porcari con il fattore dei Buonvisi, per partecipare ad una speciale battuta di caccia alle folaghe. Era un venerdì; ospiti dei signori Di Poggio, passarono la notte nella loro villa, quella che vediamo a fianco della chiesa. Lasciarono la villa due ore prima di giorno, a cavallo, rischiarando la via con torce di paglia. Smontati da cavallo salirono su una barchetta. Scrive:
“Questi natanti sono così piccoli che vi entrano appena tre persone. Poiché io di caccia me ne intendo più a tavola che su l’acqua, avevo preso con me sul barchetto un cacciatore di Porcari — i porcaresi sono abilissimi — ed un terzo che stava al remo … Sul lago vige la regola che la folaga appartiene a chi per primo l’ha colpita anche se un altro la colpisce di nuovo e la uccide; ma si verificano spesso violente discussioni e talvolta vi sono cacciatori che tornano dal lago impallinati come io stesso posso testimoniare.
Il mio cacciatore aveva sparato ad una folaga che piano piano calava quando un altro cacciatore (fiorentino) da un altro barchetto le sparò finendola”.
I due si presero di mira con i fucili, perché nessuno voleva cedere, nonostante che il Martini gridasse che non gli importava niente della folaga. Ed il nostro pittore ebbe davvero paura perché il cacciatore porcarese aveva un fratello autore di un grave atto di violenza e per questo era stato impiccato!
Quasi a tranquillizzarlo, c’è un contadino che gli racconta la sua avventura: “Alcuni anni prima aveva ricevuto un colpo tale sotto il bellico che, con rispetto parlando, una parte dell’intestino retto gli pendeva fuori..”
Nel frattempo si accosta ai barchini un altro cacciatore porcarese che punta la canna del fucile contro il fiorentino, il quale dovette abbandonare ogni pretesa sulla preda.
Nel pomeriggio fecero ritorno alla villa Di Poggio con 27 capi abbattuti, dove trascorsero anche la domenica per l’assaggio delle folaghe, che piacquero molto. Per ragioni di spazio, ho dovuto mutilare il racconto del Martini, che meritava invece di essere riportato per intero.
Nella foto: facciata della Villa Di Poggio che ospitò il Pittor Sassone.
2 Commenti. Nuovo commento
Non sapevo di questo Martini.Grazie Giampiero.
Massimo
Felice di avertelo segnalato.