Pensando a Santa Zita, la vedo come quelle contadine lucchesi di un tempo che quando mangiavano il pane si mettevano la mano sotto il mento per non perderne neanche una briciola. Donne umili che conoscevano bene il costo del pane e del companatico.
Zita proveniva da Monsagrati in Valfreddana ed ancora bambina dovette aiutare i genitori, andando “per serva” presso una facoltosa casa di Lucca: i Fatinelli. A quel tempo si poteva essere d’aiuto alla famiglia, anche soltanto col non esserle di peso.
Considerati i tempi di cui si parla (circa la metà del 1200) non si può ragionevolmente immaginare che i rapporti fra persone nobili e ricche e la loro servetta povera, campagnola ed analfabeta, fossero del tipo datore di lavoro e lavoratore di oggi.
Di certo, però, non dovevano essere così insopportabili considerato che in fondo i Fatinelli l’avevano vista crescere in casa, quella bambina.
Però i Fatinelli, lucchesi erano, e come tali dotati di quel senso di parsimonia che i detrattori della lucchesità scambiano sovente per spilorceria.
Quando sorprendevano Zita che portava un tozzo di pane, quasi sempre vecchio di giorni, ai poveri che aspettavano fuori del portone di casa, si spazientivano, ma non dicevano niente perché, in fondo, quel pane non aveva alcun valore e veniva scambiato per una preghiera.
Un giorno però vedendo la servetta uscire di casa con un grembiule un po’ più gonfio del solito perché fra quelle pagnotte secche c’era anche del pane fresco, al quale Zita aveva rinunciato per gli amici poverelli, decisero di fermarla per controllare e, miracolo: il grembiule era pieno di fiori.
E’ per questo che a Lucca, il 27 aprile, giorno della sua morte, la si ricorda come la santa di piante e di fiori.
Quest’anno, la santa verrà ricordata addirittura per sei giorni. L’esposizione dei fiori inizierà oggi, 22 aprile per concludersi giovedì 27.
E c’è un’altra novità: quest’anno sarà esposto quello che per due esperti agricoltori (Daniele Picchi e Emanuele Chelli) è il vero narciso di Santa Zita. Sarebbe il Narcissus Medioluteus. Questo fiore è bianco con corona gialla e forse, ma non necessariamente, un tocco di rosso, caratterizzato da un profumo intenso.
Dicono i due ricercatori:
“Si tratta di una specie ibrida naturale che con il tempo si è rarefatta ma che siamo riusciti a rintracciare in alcune zone collinari del nostro territorio come Arsina, San Macario, San Ginese”.
A Lucca, chi conosceva Zita, la riteneva una santa ed appena morta, il vescovo Paganello ne consentì il culto.
La sua santità varcò ben presto i confini di Lucca, prova ne è che lo stesso Dante Alighieri riferendosi ad un magistrato lucchese, lo indica come “un de li anzian di Santa Zita”.
Questo ci fa capire come la servetta de’ Fatinelli fosse conosciuta, se addirittura si arrivava ad identificare una città facendo il nome di un suo abitante.
Zita morì il 27 aprile 1278, sessantenne, ed i Fatinelli vollero che fosse seppellita nella loro cappella di famiglia nella basilica di San Frediano.
E’ la patrona dei domestici e delle casalinghe. Quando morì, le campane di tutte le chiese si sciolsero a doppio – si dice – senza essere toccate da mano mortale.
Davanti alla casa Fatinelli c’era, fino alla metà del secolo scorso, un pozzo che veniva aperto il 27 aprile: un addetto tirava su l’acqua che veniva data a bere alla tanta gente convenuta che ne faceva richiesta.
Ancora oggi a Lucca, è tradizione, nella ricorrenza della sua morte, entrare in san Frediano, basilica frequentata dalla Santa, portando dei fiori, quelli che lei prediligeva, conosciuti come “zitine”. Gino Custer De Nobili, poeta dialettale lucchese, ci fa rivivere con una poesia dal titolo “I fiori di Santa Zita”, la tradizione del 27 aprile.
Fiori di Santa Zita benedetta
fiori dolci legati a mazzettini
cari fiori d’aprile tenerini
d’un odore che par già di piletta.
Io ch’ho’ la testa sopra la beretta,
ma quel giorno un vi scordo no, fiorini.
… Vi compro in piazza degli Scalpellini
e sempre dalla solita donnetta,
e poi vi porto belli ritti in mano
a farvi dare la benedizione
fra la pigia del caro San Frediano,
e poi vi porto subito a casina
e vi metto con grande devozione
in un bicchiere sulla comodina.
Fra le tante iniziative in onore della santa, ricordo “La giunchiglia di Via Fatinelli”, rappresentazione sacra con filmati e musiche dal vivo, che avrà luogo il prossimo mercoledì 26 aprile, nella chiesa di Santa Maria Bianca, con inizio alle ore 21.